Vicini alle vittime dei nubifragi

Domenico Mamone
06/11/2023
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Nei giorni scorsi l’Italia è stata funestata da una serie di nubifragi che hanno provocato ingenti danni soprattutto nelle province di Firenze, Pistoia e Prato, dove sono morte sette persone. L’area più colpita è a nord di Firenze, dove il fiume Bisenzio è esondato in due punti, a Campi Bisenzio e a Prato. Non sono mancati, come di solito avviene, dati sulle quantità di pioggia caduta in poche ore, in questo caso analoghi a quelli che abitualmente cadono in un mese, o paragoni con precedenti tragedie, come quella conseguente allo straripamento dell’Arno a Firenze nel novembre del 1966, quando morirono 35 persone.

Come Unsic, riponendo massima attenzione al tema e rinnovando la vicinanza alle popolazioni colpite, abbiamo raccolto pareri autorevoli, per lo più di geologi e ingegneri, su quanto sta accadendo con maggiore frequenza in questi ultimi anni. Perché il territorio oltre ad essere il “corollario” dell’impresa, costituendone l’habitat fisico e l’identità produttiva, costituisce soprattutto la nostra casa, le attività economiche che accompagnano la quotidianità, i punti di riferimento di ogni giorno, i centri di relazione e di aggregazione.

Un primo tema che emerge è l’aumento di frequenza dei fenomeni meteorologici intensi o estremi rispetto al passato. Al di là del dibattito sulle cause umane o naturali dei cambiamenti climatici, è innegabile che la cadenza di queste tragedie si sia intensificata: lo stesso dramma che ha colpito la Romagna è soltanto del maggio scorso. Di conseguenza dobbiamo fare i conti con questa nuova condizione, agendo in tempi rapidi in prevenzione e manutenzione. Nonché nell’aggiornamento dei riferimenti pluviometrici utilizzati per realizzare progetti e opere.

Un secondo tema è proprio quello della manutenzione del territorio, che un tempo avveniva “naturalmente” grazie alle cure di milioni di agricoltori e di pastori, mentre oggi con la riduzione degli addetti in agricoltura e in zootecnia, è tutto più complicato. Pesano l’intensivo consumo di suolo, in particolare di quello un tempo agricolo o lasciato all’alveo dei fiumi che oggi con il cemento diventa sempre più impermeabile, l’accresciuta erosione e la scarsa manutenzione del patrimonio edilizio esistente: in questo caso il Superbonus, per come è stato attuato, rappresenta un’occasione mancata.

Stefano Corsi, coordinatore della Commissione Ambiente ed energia dell’Ordine degli Ingegneri di Firenze, richiama l’importanza delle grandi opere di contenimento delle piene, le casse di espansione, le golene e i sistemi naturali e artificiali di drenaggio delle acque fino al reticolo di scolo dei campi. Non possiamo che condividere questa autorevole indicazione.

Domenico Mamone