Un’analisi degli aumenti dei prezzi realizzata dal Crc

Giampiero Castellotti
28/02/2024
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Pane

A due anni dallo scoppio della guerra in Ucraina, in Italia i prezzi al dettaglio di alcuni prodotti di largo consumo continuano ancora a risentire delle conseguenze del confitto bellico. La conferma viene dal Centro di formazione e ricerca sui consumi (C.r.c.) che ha messo a confronto i listini di pane, pasta e olio d’oliva in cinque grandi città italiane per capire come siano cambiati i prezzi dal periodo pre-conflitto a oggi.

L’invasione della Russia in Ucraina nel febbraio del 2022 ha portato a forti tensioni sul mercato delle materie prime alimentari. Le quotazioni internazionali di grano e mais sono balzate alle stelle come conseguenza del blocco alle importazioni da Ucraina e Russia, Paesi produttori di materie prime ampiamente utilizzate in ambito alimentare.

I prezzi al dettaglio dei prodotti venduti in Italia e direttamente interessati dal conflitto subirono sensibili rialzi, che a due anni di distanza non sembrano essere stati riassorbiti e continuano a pesare sulle tasche dei consumatori.

Lo dimostrano i dati emersi dallo studio condotto dal Centro di formazione e ricerca sui consumi (C.r.c.) che, rielaborando i numeri forniti dall’Osservatorio prezzi e tariffe del Mimit, ha analizzato i listini di pane fresco, pasta di semola e olio di semi di girasole in cinque città italiane mettendo a confronto i prezzi in vigore a gennaio 2022, ossia prima dello scoppio della guerra in Ucraina, con quelli odierni.

A Roma un chilo di pane costa oggi in media il 22% in più rispetto a due anni fa, +14,7% la pasta; a Milano l’olio di semi di girasole costa addirittura il 38,9% in più, +23,2% la pasta. Fortissimi i rincari a Bologna: rispetto al periodo pre-guerra, l’olio di semi costa il 47,2% in più, +31,3% la pasta. A Napoli il pane è aumentato in media del 23,9%, la pasta del 17%, con spaghetti, penne e fusilli che costano a Palermo il 19,3% in più su gennaio 2022 (+9,2% il pane).

Le città del sud, però, sono quelle registrano dati in controtendenza per quanto riguarda i prezzi al dettaglio dell’olio di semi di girasole: qui i listini scendono del -13,2% a Napoli e del -4% a Palermo rispetto al periodo pre-conflitto, mentre Roma registra prezzi stazionari.

“Al netto dell’inflazione del biennio 2022-2023, pari al 13,8% in Italia, i dati dimostrano che a due anni di distanza dallo scoppio della guerra i rincari dei prezzi non sono rientrati, e gli aumenti per beni di largo consumo come pane e pasta non risultano riassorbiti dal mercato – spiega Furio Truzzi, presidente del C.r.c. “Il conflitto in Ucraina continua quindi ad avere effetti diretti sulle tasche dei consumatori italiani, colpendo prodotti come pane e pasta di cui gli italiani fanno un enorme consumo annuo. Questo anche a causa di fenomeni speculativi che interessano la formazione dei prezzi in Italia e aumentano il differenziale con i livelli pre-conflitto”. 

ROMA – pane da 2,67 euro a 3,26 euro: +22,1% pasta da 1,84 euro a 2,11 euro: +14,7%olio di semi da 1,82 euro a 1,82 euro: 0%.
MILANO – pane da 4,34 euro a 4,85 euro: +11,7 %pasta da 1,64 euro a 2,02 euro: +23,2%olio di semi da 1,80 euro a 2,50 euro: +38,9%.
BOLOGNA – pane da 4,80 euro a 5,15 euro: +7,3% pasta da 1,63 euro a 2,14 euro: +31,3%olio di semi da 1,78 euro a 2,62 euro: +47,2%.
NAPOLI – pane da 1,88 euro a 2,33 euro: +23,9% pasta da 1,59 euro a 1,86 euro: +17%olio di semi da 1,82 a 1,58 euro: -13,2%.
PALERMO – pane da 3,39 euro a 4,25 euro: +9,2% pasta da 1,19 euro a 1,42 euro: +19,3%olio di semi da 1,97 euro a 1,89 euro: -4%.

Giampiero Castellotti