Un Pnrr poco “femminile”

Giampiero Castellotti
08/03/2024
Tempo di lettura: 5 minuti
Donne 1

Il Pnrr non sta favorendo la parità di genere e rischia di aumentare ancora di più le disuguaglianze esistenti. È la denuncia in occasione dell’8 marzo dell’associazione Period Think Tank, che promuove l’equità di genere. L’associazione ha presentato un’analisi territoriale e per missione delle gare di appalto finanziate dai fondi Pnrr per valutare l’impatto dei fondi Pnrr sull’occupazione di donne e giovani. Dall’analisi emerge che il 65,5% dei 170.481 bandi del Pnrr analizzati è andato in deroga rispetto ai meccanismi di tutela per favorire l’inclusione di donne, giovani e persone con disabilità, mentre solo il 6% presenta misure premiali di genere.

“La nostra analisi conferma gli allarmi che numerose esperte e associazioni femministe avevano espresso all’indomani della pubblicazione delle linee guida sull’applicazione dell’articolo 47 – afferma Giulia Sudano, presidente di Period Think Tank. “Vale a dire che senza un obbligo normativo di applicazione di quote e misure premiali non sarebbero state applicate strutturalmente e trasversalmente dalle stazioni appaltanti. È emersa chiaramente la mancanza della trasversalità delle misure premiali e delle quote, dimostrando che l’attuazione del Pnrr sta tradendo l’impegno originario di garantire la parità di genere come priorità del piano”.

Il Pnrr prevederebbe meccanismi di premialità e di condizionalità per l’utilizzo dei fondi. Parliamo del cosiddetto gender procurement: si tratta di norme per favorire l’inclusione lavorativa delle donne, oltre che dei giovani di età inferiore a 36 anni e delle persone con disabilità, nell’ambito dei contratti pubblici finanziati con le risorse del Pnrr, previste dal decreto legge 77/2021 (articolo 47). Parallelamente, lo stesso decreto ha aperto la strada a numerose possibilità di deroga, anche se per derogare servono specifiche motivazioni.

Period Think Tank ha realizzato una piattaforma interattiva che permette di visualizzare attraverso grafici dedicati e interrogare attraverso filtri specifici gli impatti del Pnrr per quanto riguarda il tema della premialità e del gender procurement, grazie al dataset aperto sui bandi Pnrr da parte dell’Anac (Autorità nazionale anticorruzione) e di OpenCup. Tali informazioni possono essere interrogate sia dal punto di vista geografico (Regione, Provincia, Comune) sia da quello qualitativo (urgenza, esito, classe importo, missione, componente, misura premiale, categoria, deroga, percentuale derogata) e permettono a chiunque di accedere agilmente e monitorare in autonomia l’impatto delle gare di appalto finanziate dal Pbrr sui divari di genere.

LINK PIATTAFORMA CONSULTABILE: https://public.tableau.com/app/profile/period.thinktank/viz/webapp-attempt_newbase/Home

Le deroghe

Il 65,5% dei bandi è andato in deroga, o parziale o totale, rispetto ai meccanismi di tutela per favorire l’inclusione di donne, giovani e persone con disabilità. Nello specifico, nel 2,7% dei casi si tratta di una deroga parziale: viene derogata o la quota femminile o quota giovanile o entrambe. Nel restante 62,8% dei casi si parla di una deroga totale, ovvero i bandi non percepiscono affatto la normativa sul gender procurement.

La regione che ha la quota maggiore di deroghe sul totale dei bandi di gara è il Molise (79%), quella con la quota più bassa è la Valle d’Aosta (45%).

Se si considerano le deroghe totali, la missione con la maggior percentuale di bandi derogati totalmente è la missione 1 (digitalizzazione e innovazione) con il 69,4%, seguita a ruota dalla missione 2 (rivoluzione verde e transizione ecologica) con il 69,2%. Per quanto riguarda le deroghe parziali, emerge invece che: la missione infatti con la percentuale maggiore di bandi derogati parzialmente (12,5%) è la missione 6 (salute), seguita dalla missione 5 (inclusione e coesione) con il 6,4%. In ultimo posto vediamo la missione 1 con solo lo 0,3%.

Guardando infine alle motivazioni delle deroghe, per quanto riguarda le deroghe totali il motivo principale (48,7%) è l’importo ridotto del contratto. E infatti i bandi a classe di importo bassa hanno la maggior percentuale di bandi in deroga totale (69%). Sottolineiamo che la seconda motivazione (43,8%) è indicata con “altro” senza ulteriori spiegazioni non andando in contro alla trasparenza. Analizzando invece le deroghe parziali, il 63% dei bandi è stato derogato per scarsa occupazione femminile nel settore, seguito dal tipo di mercato di riferimento (22%). 

“Questi dati confermano la mancanza di trasversalità delle quote occupazionali e delle misure premiali data la loro concentrazione perlopiù in ambiti dove è già presente una significativa presenza femminile, come le infrastrutture sociali, la sanità, il turismo, e le quote sono più basse proprio nelle missioni dove sono concentrate metà delle risorse economiche del Pnrr, vale a dire per le missioni 1 (digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura e turismo) e 2 (rivoluzione verde e transizione ecologica). Il gender procurement si sta rivelando finora una promessa tradita per chiudere i divari occupazionali fra i generi – ribadisce Giulia Sudano.

Le premialità

I nuovi dati forniscono anche informazioni su quali misure premiali sono applicate e dove sono applicate. In totale, solo il 6% dei bandi gara analizzati prevedono misure premiali. Uno stesso bando può prevedere più misure premiali, noi le abbiamo categorizzate per impatto: generale, per genere, sull’età, sulla disabilità. 

Facendo un focus sulle premialità di genere, esse sono presenti solo nel 3,3% del totale dei bandi analizzati. Dividendo i bandi per classe di importo, risulta che quelli a classe di importo alta hanno una maggior presenza di premialità per genere (26,5%) contro quelli a classe di importo bassa (1%).

“La creazione della piattaforma è stata un lavoro molto complesso. I dataset pubblicati non erano interoperabili, ovvero non si parlavano facilmente tra loro. E’ stato quindi necessario più volte scrivere direttamente alle fonti istituzionali di riferimento per avere delucidazioni. Nonostante sia stato positivo aver finalmente accesso alle informazioni disaggregate per misura premiale e per condizionalità, non è ancora possibile conoscere il motivo della deroga nei casi in cui si sia derogato sia alla quota giovanile che a quella femminile. Questo tipo di analisi non sarebbero state fattibili senza un lavoro di squadra, a cui ha dato un contributo fondamentale, Andrea Borruso dell’associazione On Data.” (Giuditta Bellosi, Data analyst – Period Think Tank).

Giampiero Castellotti