Spagna, vittoria per il Partito Popolare ma niente maggioranza

Nataliya Bolboka
24/07/2023
Tempo di lettura: 2 minuti
Image 17

Con un’affluenza pari al 70,4 per cento la Spagna ha chiuso ieri, 23 luglio, le elezioni 2023.
Con 136 seggi, 47 in più rispetto al 2019, il Partito Popolare di Alberto Nuñez Feijòò si attesta come prima forza politica della Spagna, ma resta comunque lontano dai 176 necessari per la maggioranza.

La vittoria del partito conservatore è stata raggiunta principalmente a spese di Vox, che dimezza i suoi seggi raggiungendone appena 33. Nonostante l’appoggio di tanti leader europei, primi tra tutti Giorgia Meloni, Santiago Abascal esce così sconfitto da queste elezioni.

Tiene invece il partito socialista di Pedro Sanchez, ministro uscente, che nonostante la sconfitta alle amministrative di maggio e, contro ogni previsione, raggiunge 122 seggi, due in più rispetto al 2019. Con le giuste alleanze il partito potrebbe quindi rimanere al potere.

Quel che è certo è che ancora una volta la Spagna esce dalle elezioni senza una maggioranza chiara. A questo punto, infatti, neanche una coalizione tra il Partito Popolare e Vox permetterebbe alla destra di governare.

Feijòo sembra determinato a formare un nuovo governo e dopo lo scrutinio ha dichiarato: “Come candidato del partito più votato, credo che il mio dovere sia aprire il dialogo, guidare questo dialogo e cercare di governare il nostro Paese in conformità con i risultati elettorali e la vittoria elettorale”, riporta l’Agi.

Il messaggio è chiaro, Feijòo invita i socialisti a farsi da parte e consentire il suo insediamento. “Il primo ministro sia chi ha più voti, la Spagna non si fermi, abbiamo vinto e ci spetta formare il governo, come è sempre accaduto”, ha concluso.

Non sembra essere della stessa idea Abascal, secondo il quale ora “Sanchez potrà governare senza aver vinto, con l’appoggio del comunismo, del separatismo golpista e del terrorismo, che ora avranno ancora più potere di ricatto”.

A decidere le sorti della penisola iberica saranno quindi gli indipendentisti.

Nataliya Bolboka