Scorie nucleari: individuate 51 aree per il Deposito nazionale

Vanessa Pompili
14/12/2023
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Basilicata, Puglia, Lazio, Piemonte, Sardegna e Sicilia sono le regioni che ospitano le 51 aree inserite nella proposta di Carta nazionale delle aree idonee (Cnai), che individua le zone dove realizzare in Italia il Deposito nazionale dei rifiuti radioattivi e il Parco tecnologico, per permettere lo stoccaggio in via definitiva dei rifiuti radioattivi di bassa e media attività.

La Carta, elaborata dalla Sogin, sulla base delle osservazioni emerse a seguito della consultazione pubblica e del seminario nazionale condotti dopo la pubblicazione della Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee (Cnapi), è stata successivamente approvata dall’Ispettorato nazionale per la Sicurezza nucleare e la radioprotezione (Isin). La Carta nazionale delle aree idonee individua 51 zone secondo i requisiti che sono stati giudicati in linea con i parametri previsti dalla Guida tecnica Isin, che recepisce le normative internazionali per questo tipo di strutture. Il Lazio, in testa per il maggior numero di siti idonei identificati, con 21 località nella provincia di Viterbo.

Gli enti territoriali le aree non presenti nella proposta di Cnai, nonché il ministero della Difesa per le strutture militari interessate, possono presentare la propria autocandidatura a ospitare il Deposito nazionale e il Parco tecnologico, entro trenta giorni dalla pubblicazione della Carta, e chiedere al Mase e alla Sogin di avviare una rivalutazione del territorio stesso, al fine di verificarne l’eventuale idoneità.

Possono inoltre presentare la propria autocandidatura, entro lo stesso termine, anche gli enti territoriali le cui aree sono presenti nella proposta di Cnai.

Secondo quanto riportato da Sogin, il Deposito nazionale sarà un’infrastruttura ambientale di superficie che permetterà di sistemare definitivamente in sicurezza i rifiuti radioattivi, oggi stoccati all’interno di decine di depositi temporanei presenti nel Paese, prodotti dall’esercizio e dallo smantellamento degli impianti nucleari e dalle quotidiane attività di medicina nucleare, industria e ricerca. Entrambi saranno costruiti all’interno di un’area di circa 150 ettari, di cui 110 dedicati al Deposito e 40 al Parco tecnologico.

Il Deposito nazionale sarà costituito dalle strutture per lo smaltimento dei rifiuti radioattivi a molto bassa e bassa attività e da quelle per lo stoccaggio dei rifiuti radioattivi a media e alta attività, che dovranno essere successivamente trasferiti in un deposito geologico idoneo alla loro sistemazione definitiva. 

Insieme al Deposito nazionale verrà realizzato il Parco tecnologico, un centro di ricerca aperto a collaborazioni internazionali, nel quale si svolgeranno attività nel campo energetico, della gestione dei rifiuti e dello sviluppo sostenibile.

Il Deposito nazionale sarà integrato con il territorio, anche dal punto di vista paesaggistico. Infatti, una volta completato il riempimento, sarà ricoperto da una collina artificiale, realizzata con materiali impermeabili, che costituirà un’ulteriore protezione, prevenendo anche eventuali infiltrazioni d’acqua. La copertura avrà al funzione di armonizzare anche visivamente il Deposito con l’ambiente circostante, mediante un manto erboso.

Intanto, a poche ore dalla pubblicazione delle aree ritenute idonee a ospitare il Deposito, arrivano dalle dirette interessate i primi dissensi. Dicono no Basilicata, Sardegna e Sicilia.

“Siamo contrari all’individuazione in territorio lucano dei siti per i rifiuti radioattivi. La nostra posizione non cambia e non cambierà – ha dichiarato l’assessore all’ambiente della Regione Basilicata, Cosimo Latronico.

“No grazie, le scorie nucleari non le vogliamo nella nostra isola”. Sono le parole di Francerca Ghirra, deputata di Alleanza Verdi e Sinistra alla Camera, in riferimento alle aree individuate in Sardegna.

“L’elenco del ministero dell’Ambiente contenuto nella Carta nazionale delle aree idonee (Cnai) non tiene conto delle conclusioni che la Regione Siciliana aveva depositato nel 2021, nelle quali è stato chiaramente sottolineato che la Sicilia non può e non deve essere inserita in alcun elenco di possibili siti di stoccaggio di tali rifiuti”, così Alberto Samonà, ex assessore regionale dei Beni culturali e dell’identità siciliana e componente del Cda del Parco archeologico del Colosseo a Roma.

Vanessa Pompili