Roma, presentato il Rapporto GreenItaly 2023

Nataliya Bolboka
31/10/2023
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“Il cambiamento in chiave green sarà l’unico motore possibile per lo sviluppo futuro, per la nuova economia. Nella gara della competitività globale di domani vincerà chi per primo e meglio avrà adottato i paradigmi della sostenibilità e dell’economia circolare”. Così Gilberto Pichetto Fratin, ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica nel suo videomessaggio durante la presentazione del Rapporto GreenItaly 2023.

Realizzato dalla Fondazione Symbola e da Unioncamere, con la collaborazione del Centro Studi Tagliacarne e con il patrocinio del ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, il report è stato redatto con il contributo di Conai, Novamont, Ecopneus, European climate foundation, molte organizzazioni e oltre 40 esperti.

Giunto alla quattordicesima edizione il rapporto è stato presentato il 31 ottobre a Roma da Ermete Realacci, presidente della Fondazione Symbola, Andrea Prete, presidente Unioncamere e Alessandro Rinaldi, direttore studi e ricerche del Centro studi delle Camere di commercio Guglielmo Tagliacarne, con gli interventi di Simona Fontana, responsabile Centro studi per l’economia circolare del Conai, Agostino Re Rebaudengo, presidente Elettricità futura e l’intervento video di Catia Bastioli, a.d. Novamont.

“GreenItaly, con i suoi numeri e le sue storie d’impresa pone in chiara evidenza l’impegno del sistema produttivo italiano nella transizione verde. Grazie a un trend di investimenti aziendali nella direzione della sostenibilità ambientale che non si è arrestato neanche nei periodi di maggiori difficoltà – come quelli legati alla crisi pandemica e ai conflitti mondiali – da anni siamo infatti tra i paesi eco leader in Europa” ha dichiarato Andrea Prete.

Continuando: “Non sempre però le nostre imprese sono messe nelle condizioni di operare al loro meglio. È il caso del tema delle energie rinnovabili, fondamentali per una riduzione delle importazioni di energia del nostro Paese e per una stabilizzazione dei prezzi, la cui crescita è spesso rallentata da ostacoli burocratici: nel 2022 è stata installata una potenza da fonti rinnovabili pari a 3 GW, contro gli 11 della Germania e i 6 della Spagna, un dato lontano dal target di circa 8-9 GW all’anno da installare entro il 2030”.

Nel quinquennio 2018-2022, sono state oltre 510mila le imprese che hanno effettuato eco-investimenti, pari al 35,1 per cento del totale, traendo grandi vantaggi economici in termini di aumento della produttività, del fatturato, delle esportazioni e degli occupati. Investimenti attuati non solo da grandi aziende. Infatti, sono soprattutto le imprese con 250-499 dipendenti (55,7 per cento) e quelle con 50-249 dipendenti (54,7 per cento) ad aver investito in sostenibilità.

A diminuire non è solo il divario tra grandi e medie aziende, ma anche quello tra Nord e Sud, con incidenze percentuali pari al 36,8 per cento nel Nord est e al 35,3 per cento sia per il Nord ovest che il Mezzogiorno, mentre è di poco inferiore l’incidenza al Centro pari al 32,9 per cento.

In quest’ottica, le figure professionali legate alla green economy sono sempre più richieste. Nel 2021, infatti, costituivano il 13,9 per cento del totale, mentre nel 2022 sono salite al 35,1 per cento, con una più alta concentrazione nelle aree di progettazione e sviluppo (incidenza 87per cento), logistica (81,7 per cento) e marketing e comunicazione (79,2 per cento).

Tuttavia è sicuramente l’economia circolare il settore in cui l’Italia detiene il primato, con un avvio al riciclo sulla totalità dei rifiuti – urbani e speciali – del 83,4 per cento nel 2022, di gran lunga superiore a quello di tutte le grandi economie europee. Un tasso di riciclo superiore di oltre 30 punti alla media Ue (52,6 per cento) e ben superiore a tutti gli altri grandi Paesi europei, come Francia (64,4 pe cento), Germania (70 per cento), Spagna (59,8 per cento). Inoltre, nonostante un tasso di riciclo già elevato, l’Italia è anche uno dei pochi Paesi europei che dal 2010 al 2020 ha migliorato le sue prestazioni di 10 punti percentuali, contro una media Ue di soli 6 punti.

Nel biennio 2020-2021 si è anche verificato un inatteso consolidamento della capacità di riciclo industriale dell’Italia, soprattutto nel comparto cartario, che ha visto in tutti i settori incrementare la quota di materie seconde impiegate. Essendo un paese povero di risorse, infatti, il riciclo diventa fondamentale per sfruttare al meglio quelle che si hanno.

Dati che dimostrano come l’Italia vada sempre di più verso “verso un’economia più a misura d’uomo che punta sulla sostenibilità, sull’innovazione, sulle comunità e sui territori”, come ha dichiarato Ermete Realacci. Allo stesso tempo, però, sono ancora il 48 per cento le aziende che non hanno investito nel green e non intendono farlo per motivi principalmente economici (40 per cento) e culturali (35 per cento), ostacoli che devono essere superati al più presto.

Con una crisi climatica ormai innegabile e sempre più grave, “non possiamo permetterci le incertezze con cui procede l’attuazione dell’Agenda 2030”, né in termini di politiche del Paese né in scetticismo da parte delle imprese.

Nataliya Bolboka