Robot, IA e lavoro in un convegno al Cnel

Vanessa Pompili
20/10/2023
Tempo di lettura: 4 minuti
Tecnologia

Gli impatti delle nuove tecnologie sul lavoro in generale, con un’attenzione particolare all’organizzazione aziendale, scandagliando come i nuovi processi stiano contribuendo a migliorare la qualità della vita, ipotizzando quali possano esserne le conseguenze. Sono i temi al centro del convegno “Robot, intelligenza artificiale e lavoro” promosso dalla Fondazione Italiana dei Direttori del Personale (Aidp), tenutosi giovedì 19 ottobre presso la Plenaria Marco Biagi del Cnel.

“Intelligenza umana e intelligenza artificiale possono e devono convivere in un processo evolutivo di cui non dobbiamo avere paura – ha dichiarato il presidente del Cnel Renato Brunetta in apertura. “Lo insegna la storia dei luddisti inglesi, i gruppi di facinorosi che agli inizi dell’800 distruggevano le macchine tessili nel timore che avrebbero sostituito il lavoro dell’uomo. Allora come oggi l’innovazione tecnologica incute spavento e allarme. Sappiamo, invece, come la nascita del lavoro meccanico abbia poi prodotto crescita, ricchezza, sviluppo. Allora come oggi la rivoluzione tecnologica può tradursi in opportunità. 

È vero che l’intelligenza umana può cambiare idea su quella artificiale, non è detto che sia vero il contrario. Tra queste due sfere, intelligenza umana e intelligenza artificiale, deve sorgere una collaborazione dialettica. Il Cnel, la casa dei corpi intermedi, la casa dove le intelligenze delle parti sociali si incontrano e si esprimono, può diventare il luogo della ricerca e della proposta, anche normativa, sull’intelligenza artificiale con particolare riferimento alla contrattazione e al mercato del lavoro. È un terreno e una sfida su cui il Cnel vuole e può misurarsi. Nell’ambito di un programma di collaborazione con i dottorandi delle università italiane, abbiamo già avviato una ricerca specifica: “Intelligenza artificiale e lavoro: sfida e opportunità per le relazioni industriali”.

Nel corso del convegno, presentati i risultati del rapporto realizzato da BVA Doxa per Fondazione Aidp dal titolo “L’impatto della digitalizzazione sul lavoro intellettuale – Indagine sui white collars italiani”, che indaga come l’evoluzione tecnologica stia modificando il lavoro e le organizzazioni, in particolar modo l’impatto della digital transformation sul lavoro intellettuale.

Diverse le angolazioni di analisi adottate: la valutazione dei cambiamenti all’interno dell’impresa (processi, gerarchie, ruoli) è stata associata alla prospettiva individuale del lavoratore, al fine di far convergere le considerazioni in merito alle ricadute delle nuove tecnologie su vita lavorativa e sfera personale.

L’impianto metodologico utilizzato per la ricerca è quello dell’intervista online su un questionario strutturato, somministrato a 400 dipendenti di aziende (white collars) con almeno dieci addetti nel mese di giugno 2023.

Rispetto al precedente report realizzato nel 2019, cresce la fiducia verso le nuove tecnologie digitali, interpretate come mezzi che, pur non in grado di sostituire il lavoro umano in azienda, possono portare ad apprendere nuove competenze, obbligando altresì a un ripensamento dell’attuale offerta formativa scolastica e universitaria.

Misurando il livello di digitalizzazione delle aziende campionate emerge che gli strumenti e le tecnologie digitali sono presenti in un’azienda su due. Si parla di app aziendali, software per le videoconferenze e la gestione documentale, i sistemi informatici di sicurezza. In generale si evidenzia una maggior presenza di strumenti digitali presso le grandi compagnie rispetto alle realtà più piccole.

Risulta invece ancora marginale la diffusione di strumenti digitali che supportano il lavoratore svolgendo mansioni integrabili all’attività umana, come IA, chatbot, sistemi di virtualizzazione e ChatGTP. Appare poco consolidato il ricorso a strumenti che cambiano la concezione del rapporto uomo-macchina.

Mediamente sono presenti circa cinque strumenti e soluzioni digitali in azienda. La dotazione cresce nelle realtà produttive di maggiori dimensioni, nelle realtà internazionali e nelle imprese con sede nei grandi centri urbani. Un dipendente su due ritiene abbastanza digitalizzata l’azienda in cui lavora; il livello di digitalizzazione percepito aumenta al crescere delle dimensioni aziendali. Oltre al numero di dotazioni, la percezione di avanzamento tecnologico della propria azienda, è legata alla tipologia di strumenti posseduti: la presenza di tecnologie più avanzate, aumentano il livello di digitalizzazione aziendale percepito dai lavoratori.

Vanessa Pompili