Ripensare il welfare

Domenico Mamone
12/01/2024
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Sul Corriere della Sera di ieri, l’editoriale di apertura a firma di Walter Veltroni tocca un tema cruciale per i prossimi anni: il welfare.

Partendo dai dati del Censis, l’ex sindaco di Roma evidenzia come il nostro Paese sia radicalmente cambiato dagli anni Cinquanta ad oggi: il tasso di fertilità si è dimezzato, così dagli oltre due figli medi a coppia si è scesi ad uno, mentre l’età media di vita è passata dai 65/69 anni ai circa 81/85 di oggi, primo dato per i maschi e secondo per le donne.

Tutto ciò equivale al rapido invecchiamento della popolazione italiana con un’età media cresciuta in poco più di mezzo secolo da 32 a 46 anni circa. Nei prossimi anni la quota di anziani sarà sempre più prevalente: quest’anno raggiungerà i 60 anni la classe 1964, quella più numerosa in assoluto, figlia del boom economico dei primi anni Sessanta. Quell’anno si registrarono in Italia 1.035.207 nascite (con 51 milioni di residenti), nel 2022 sono state circa 393.000 (con 59 milioni di residenti).

Ripensare il welfare diventa quindi indispensabile. Scrive bene Veltroni: “Una popolazione che invecchia deve essere mantenuta attiva, pena l’insostenibilità dei costi sociali. Il che significa formazione, anche tecnologica, permanente, significa promozione di occasioni di scambio e di relazione comunitaria dopo il tempo del lavoro, diffusione della medicina e dei servizi di prossimità”.

In questo contesto, il ruolo sociale di organizzazioni come l’Unsic, ramificate nei territori, è basilare. La qualità e la prossimità dei servizi, si pensi ai comuni di montagna, ma anche a città sempre più invivibili, sono valori essenziali per garantire un’esistenza dignitosa ai cittadini.  

Domenico Mamone