Sebbene il conflitto israelo-palestinese abbia distolto l’attenzione dalla guerra in Ucraina, continuano le operazioni militari nel Paese europeo. Ancora oggi, si legge sul sito del Consiglio europeo, “l’Unione europea continua ad essere fermamente al fianco dell’Ucraina e del suo popolo e continuerà a sostenere con forza l’economia, la società, le forze armate e la futura ricostruzione del Paese”.
Attualmente l’azione a sostegno del Paese risulta essere di 82 miliardi di euro, la maggior parte destinati ad aiuti economici e finanziari (40,4 miliardi di euro), per il sostegno militare (25,17 miliardi di euro) e, in “piccola parte”, per l’assistenza dei rifugiati (17 miliardi di euro).
Ciò che di fatto è stato attuato dall’Unione è stata la sospensione dei dazi all’importazione su tutte le esportazioni ucraine verso l’Unione europea, la sospensione di tutte le misure antidumping e di salvaguardia dell’Unione europea in vigore sulle esportazioni di acciaio, la sincronizzazione della rete elettrica ucraina con la rete continentale europea, nonché la riparazione di strade, ferrovie e infrastrutture energetiche danneggiate grazie ai fondi garantiti.
Oltre agli aiuti economici e umanitari, l’Europa ha anche provveduto a intervenire nel tentativo di garantire sostegno alla sicurezza del Paese attraverso lo sminamento, l’accertamento dei crimini di guerra e l’aiuto diplomatico. Nel tentativo di limitare le azioni belliche russe, l’Unione europea è stata tra i primi a imporre pesanti sanzioni nei confronti della del Paese. Vladimir Putin, i militari, gli alti funzionari russi e i membri della Duma sono solo alcuni tra coloro a cui è stato imposto il divieto di viaggio in Unione europea, oltre al congelamento dei beni. La Russia è stata anche isolata dal punto di vista energetico e dei trasporti, con conseguente rincaro energetico nei Paesi membri.
Gli effetti di tutto ciò sono ovviamente anche a carico dei cittadini, che hanno già visto numerose marche d’abbigliamento e aziende straniere chiudere. Sebbene si possa immaginare quale sia l’opinione popolare, averne certezza è abbastanza difficile, principalmente per la censura del governo. Il giornalista russo Bajanov, ora esule in Italia, racconta il progressivo declino del suo giornale proprio a causa della censura. Anche prima della guerra, racconta, c’è sempre stata “un’autocensura”: i giornalisti potevano anche criticare il governo, a patto che non si parlasse del presidente Putin. Con lo scoppio dello scontro e il processo di Aleksej Navalny nel 2021, la situazione ha iniziato ad aggravarsi. Proprio con la guerra, è arrivata la censura militare, essendo state approvate leggi specifiche dedite a proibire la pubblicazione di notizie sulle operazioni militari. Chiedersi dunque se i cittadini russi supportino o meno la guerra risulta alquanto complicato, poiché non solo la maggior parte dei sondaggi d’opinione sono condotti da istituti controllati dallo Stato, ma anche perché il Cremlino reprime ferocemente il dissenso contro la guerra.
Opendemocracy (un sito web britannico di discussione politica) si è occupato di redigere un report sull’opinione dei russi in merito al conflitto. Di 134 persone intervistate anonimamente, 30 sostenevano l’operazione russa in Ucraina, probabilmente influenzati dalla propaganda russa e dai relativi stereotipi. I ricercatori del progetto hanno però evidenziato che non è possibile creare per i sostenitori della guerra un singolo profilo comune tra tutti, ecco perché il report li ha “divisi” in tre gruppi differenti: chi crede fermamente alla propaganda, chi simpatizza per “l’imperialismo russo” e coloro che giustificano l’invasione come risposta alla “minaccia” costante della Nato.
FONTI
https://www.consilium.europa.eu/it/infographics/eu-solidarity-ukraine/
https://www.opendemocracy.net/en/odr/russia-ukraine-war-support-interviews-opinion/
Agenzia Adnkronos | 28/04/2024
