Pompei: scoperto un antenato della pizza

Vanessa Pompili
30/06/2023
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Pizzeria

Il rinvenimento di un affresco pompeiano di duemila anni fa, ritraente una natura morta, mostra un antico antenato della pizza. A un primo sguardo, sembrerebbe proprio trattarsi della tipica pietanza napoletana a base di farina, acqua e lievito, ma ragionando bene, è impossibile che possa essere proprio la pizza come la intendiamo noi, visto che all’epoca, gli abitanti di Pompei non conoscevano né i pomodori né la mozzarella.

La recentissima scoperta è avvenuta durante i lavori dei nuovi scavi nell’insula 10 della Regio IX a Pompei, che hanno portato alla luce un dipinto rappresentato sulla parete di un’antica casa pompeiana raffigurante un vassoio d’argento sul quale sono collocati una focaccia, un calice di vino, frutta secca, una ghirlanda di corbezzoli gialli, accanto a datteri e melograni. In latino venivano chiamati xenia, ovvero “l’antica denominazione dei doni all’ospite, in genere o più specificamente, degli alimenti inviati agli ospiti nelle stanze messe loro a disposizione dal signore della casa”.

Di xenia parla già Omero e dopo di lui Virgilio. Presente anche nell’epigrammista romano Marziale e nello studioso di architettura dell’età augustea Vitruvio.

“Oltre all’identificazione precisa dei cibi rappresentati – ha spiegato il direttore del Parco Archeologico di Pompei, Gabriel Zuchtriegel – ritroviamo in questo affresco alcuni temi della tradizione ellenistica, elaborata poi da autori di epoca romana-imperiale come Virgilio, Marziale e Filostrato. Penso al contrasto tra un pasto frugale e semplice, che rimanda a una sfera tra il bucolico e il sacro, da un lato, e il lusso dei vassoi d’argento e la raffinatezza delle rappresentazioni artistiche e letterarie dall’altro. Come non pensare, a tal proposito, alla pizza, anch’essa nata come un piatto ‘povero’ nell’Italia meridionale, che ormai ha conquistato il mondo e viene servito anche in ristoranti stellati.”

La focaccia del dipinto presenta una forma piatta che funge da supporto per frutti vari (individuabili un melograno e forse un dattero), condita con spezie o forse piuttosto con un tipo di pesto (moretum in latino), indicato da puntini color giallastro e ocra.

Come spiegano gli archeologi del Parco archeologico di Pompei, dalle città vesuviane si conoscono circa trecento di queste raffigurazioni, che spesso alludono anche alla sfera sacra, oltre a quella dell’ospitalità, senza che tra le attestazioni rinvenute finora ci sia un confronto puntuale per l’affresco recentemente scoperto, che colpisce anche per la sua notevole qualità di esecuzione.

Il ritrovamento dell’affresco è avvenuto nell’atrio di una casa dell’insula 10 della Regio IX in corso di scavo, a cui era annesso un panificio, già esplorato in parte tra il 1888 ed il 1891 e le cui indagini sono state riprese a gennaio scorso. Le strutture scavate nell’800 e parzialmente a vista facevano già supporre la presenza di un ampio atrio con la classica successione degli ambienti sul lato orientale e, sul lato opposto, l’ingresso al settore produttivo del forno. L’atrio è stato liberato dal materiale di risulta degli scavi ottocenteschi rivelando il crollo delle coperture, all’interno dello strato di pomici bianche e una porzione residuale degli strati vulcanici da flusso (cineriti) nel settore meridionale. Negli ambienti di lavorazione vicini al forno, nelle settimane passate, sono stati rinvenuti gli scheletri di tre vittime.

L’intero cantiere di scavo dell’insula 9 interessa un’area di circa 3.200 metri quadri, quasi un intero isolato della città antica sepolta nel 79 d.C. dal Vesuvio e si inserisce in un più ampio approccio, sviluppato durante l’ultimo decennio e teso a rettificare e risolvere i problemi idrogeologici e conservativi dei fronti di scavo, ovvero il confine tra la parte scavata e quella inesplorata della città antica.

“Pompei non finisce mai di stupire, è uno scrigno che rivela sempre nuovi tesori – ha commentato la notizia del rinvenimento il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano. “Al di là della questione di merito su cui parleranno gli studiosi, va sottolineato il valore globale di questo sito al quale stiamo dedicando le nostre cure, con la chiusura del Grande Progetto Pompei ma anche con l’avvio di nuove iniziative. La tutela e lo sviluppo del patrimonio, in ossequio all’art. 9 della Costituzione, sono una priorità assoluta”.

Natura Morta Regio Ix 17 Foto Del Parco Archeologico Di Pompei
Foto: beniculturali.it
Vanessa Pompili