Poligrafico e Zecca dello Stato, il valore dei contrassegni

Vanessa Pompili
31/01/2024
Tempo di lettura: 3 minuti
Etichetta

Con 520 milioni di fatturato consolidato nel 2022, oltre 1600 dipendenti e quattro siti produttivi, il Poligrafico e Zecca dello Stato italiano opera al servizio di cittadini e imprese, prestando anche supporto alla pubblica amministrazione. È una società per azioni partecipata dal ministero dell’Economia e delle Finanze che si occupa della produzione e della sicurezza di vari prodotti e servizi per lo Stato italiano. Nel corso degli anni il Poligrafico e Zecca dello Stato italiano ha ampliato i suoi servizi puntando all’innovazione, offrendo un’ampia gamma di soluzioni tecnologiche evolute, fisiche e digitali, per la sicurezza e la digitalizzazione del Paese a garanzia della fede pubblica.

L’istituto è ente certificatore a sostegno dell’anticontraffazione e della tracciabilità, che abbraccia più campi spaziando dai farmaci ai tabacchi, alle bevande alcoliche, ai prodotti agroalimentari. L’adozione di strumenti tecnici di autenticazione e di sistemi integrati di tracciabilità, ossia la capacità di seguire il prodotto lungo una catena, che sia di produzione o di distribuzione e rintracciabilità, ovvero la capacità di ricostruire il percorso a ritroso, in modo da ricostruire l’origine di un prodotto/servizio, rappresenta una delle più valide soluzioni per ostacolare e prevenire la possibilità di contraffazione e falsificazione. Tali strumenti e sistemi devono permettere la facile riconoscibilità del prodotto e garantire al consumatore la possibilità di verificarne immediatamente la veridicità e corrispondenza.

L’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, investito istituzionalmente del compito di progettare e realizzare prodotti di sicurezza e anticontraffazione, è ente certificatore che produce documenti ufficiali che garantiscono il rispetto di standard, norme o requisiti specifici per un’attività o un prodotto. Oltre 12 miliardi l’anno di elementi fisici di sicurezza realizzati e apposti su beni di consumo come vini, alcolici, farmaci e tabacchi, a tutela del consumatore e delle imprese. Nel 2022 sono 2,1 miliardi il numero totale di contrassegni di Stato prodotti dal Poligrafico e applicati sulle bottiglie Docg e Doc, di cui 1,5 miliardi i Doc scelti volontariamente dai produttori. Sono infatti il 66 per cento le bottiglie di vino a D.O. protette dai contrassegni di Stato. È proprio nel settore vitivinicolo, che negli ultimi dieci anni sono quadruplicate le richieste dei Consorzi di tutela per l’etichettatura di vini Doc (che sono ad adesione volontaria), passando da 400 milioni a 1 miliardo e 600 milioni dal 2013 a oggi, con un trend di crescita del +350 per cento.

L’associazione del contrassegno di sicurezza (elemento fisico) a un prodotto, assicura che lo stesso sia autentico e rende riconoscibile e verificabile ogni singola unità presente sul mercato. È infatti il marcatore fisico a garantire la qualità certificata del prodotto, a permetterne l’immediata individualità, attestando le eccellenze italiane nel mondo. È sinonimo di certezza, che offre l’accesso ai dati certificati e tracciati attraverso l’inserimento del QR code, per poter acquisire le informazioni relative al prodotto. Nello specifico caso del vino, il contrassegno di Stato è il sistema di massima tutela per il produttore e di garanzia di autenticità per il consumatore.

Il valore della presenza del marcatore fisico su un prodotto agroalimentare è confermato anche dagli addetti ai lavori. “La scelta di contraddistinguere le proprie produzioni con il contrassegno di Stato – spiega Luca Giavi, direttore del Consorzio Prosecco Doc – è stata determinata dalla necessità di far percepire ai consumatori l’originalità del prodotto: sotto questo aspetto, specie all’estero, si tratta di un elemento che attribuisce un notevole valore aggiunto”.

Valore ribadito anche dall’83 per cento dei consumatori italiani che si dimostra disposto a pagare di più pur di acquistare prodotti con qualità certificata.

Vanessa Pompili