Nel futuro più lavoro flessibile?

Giovanni Castellotti
28/12/2023
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Lavoro 1

Una recente ricerca dell’Adp Research Institute, la multinazionale americana leader nel capitale umano, ripropone il tema della flessibilità lavorativa, che qualche decennio fa ha costituito una battaglia sindacale anche in Italia, specie dopo “conquiste” francesi in tal senso. L’indagine si è svolta su circa 33mila lavoratori in 17 Paesi, di cui circa duemila in Italia.

Pur cambiando gli scenari e la sostanza stessa della “flessibilità”, i lavoratori italiani auspicano in maggioranza orari e luoghi più flessibili, anche per la consapevolezza che l’intelligenza artificiale determinerà un calo del lavoro manuale. Le principali richieste, in particolare, oltre all’ormai “acquisito” smart working, riguardano il passaggio a una settimana lavorativa di quattro giorni, l’organizzazione personalizzata delle ore e del luogo di lavoro e un’ottica di miglioramento del proprio worklife balance.

Secondo la ricerca, ben il 56 per cento degli intervistati sarebbe d’accordo di passare ad una settimana lavorativa di quattro giorni, arrivando così a lavorare dieci ore al giorno pur di avere un giorno libero in più a settimana.

Il 21 per cento del campione, inoltre, ritiene che nei prossimi cinque anni vi sarà piena flessibilità di orari e luoghi e il lavoro sarà giudicato dai risultati ottenuti. Il 18 per cento pensa che sarà possibile lavorare da qualsiasi parte del mondo senza problemi e questo comporterà un maggiore e attento monitoraggio da parte dei datori di lavoro (18 per cento). Per il 13 per cento vi sarà una diminuzione del lavoro manuale a causa dell’intelligenza artificiale e per il 7 per cento le ferie diventeranno non più giorni fissi ma saranno a discrezione del lavoratore (sempre in un’ottica di lavoro basato sui risultati raggiunti).

“Tre lavoratori su dieci (30 per cento) puntano ancora sull’importanza dell’orario flessibile. I lavoratori in modalità “ibrida” sono più soddisfatti della flessibilità di cui godono (85 per cento), mentre tra chi si reca tutti i giorni in ufficio è insoddisfatto un lavoratore su quattro. Il lavoro da remoto sta assumendo un respiro sempre più internazionale: il 25 per cento dei lavoratori dichiara di non avere restrizioni sul luogo e quindi di poter lavorare ovunque, anche dall’estero, il 17 per cento ha flessibilità sia di orari sia di spazi ma il 45 per cento afferma di doversi ancora recare in ufficio tutti i giorni, mentre rimane in modalità ibrida il 34 per cento. Significa che c’è ancora molto da fare in questo senso: la flessibilità è fondamentale per attrarre i migliori talenti – afferma Marcela Uribe, general manager Adp Southern Europe.

Cresce anche il numero di lavoratori che cambia settore, che pensa di prendersi una pausa temporanea dal lavoro, che considera l’ipotesi del pensionamento anticipato o che si prende un anno sabbatico. Infine sono più le donne che desiderano passare al part-time (13 contro il 9 per cento degli uomini).

Giovanni Castellotti