La riflessione della diocesi sui “Mali di Roma”

Giampiero Castellotti
20/02/2024
Tempo di lettura: 5 minuti
Tutti

I mali di Roma. È stato il tema di una storica serie di incontri diocesani del 1974, con il coinvolgimento di 706 relatori e di oltre cinquemila partecipanti, un’iniziativa che ha contribuito a cambiare l’apporto della Chiesa nella società romana. L’assemblea conclusiva di quella kermesse diffusa in diversi luoghi della Capitale si tenne il 15 febbraio 1974 presso la Basilica di San Giovanni in Laterano.

A distanza di cinquant’anni esatti da quell’evento, la diocesi di Roma ha proposto un incontro, denominato “Disuguaglianze”, tenutosi presso l’aula della Conciliazione del Vicariato, quindi sempre a piazza San Giovanni in Laterano.

“Il convegno del 1974 ebbe il merito di richiamare l’attenzione sui di temi del degrado della povertà e dell’emarginazione, con un’attenzione privilegiata per le periferie e le condizioni più fragili – ha scritto il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel messaggio inviato al cardinale Angelo De Donatis. “Rappresentò – continua Mattarella nel messaggio – anche uno snodo prezioso di partecipazione alla vita democratica del Paese, secondo lo spirito della nostra Costituzione, provocando una grande mobilitazione nel segno del cambiamento e dell’impegno civile”. Nel corso degli anni, “i richiami alla solidarietà, all’inclusione, all’accoglienza, all’assistenza conservano il loro valore e la loro attualità, di fronte a nuove forme di emarginazione e di solitudine che – conclude – sovente si affiancano a quelle antiche”.

Nella sua introduzione, il cardinale Angelo De Donatis, moderatore dell’incontro, ha rilanciato la domanda posta dal cardinale Ugo Poletti cinquant’anni fa proprio nell’ambito del convegno: “Ha la Chiesa qualcosa da dire alla società di oggi?”. Per il cardinale la domanda è attuale e la Chiesa continua ad avvertirla come propria. “Durante quel convegno ero al seminario romano e l’eco arrivò anche in quelle stanze – ha ricordato De Donatis. “Le attese di carità e giustizia sono in parte le medesime rispetto ad allora e in parte nuove ma tutte in attesa di risposta – ha continuato il cardinale, che ha richiamato i quattro ambiti centrali delle problematiche, cioè lavoro, casa, salute e scuola, ai quali il vicariato nei prossimi mesi dedicherà delle occasioni di confronto.

Gualtieri
Roberto Gualtieri

I dati ricordati nel corso dell’incontro sono emblematici. Se Roma si caratterizza per un’economia terziaria, privata e pubblica, più dinamica nei valori di quella nazionale, risultando quindi maggiore il tasso di occupazione con redditi medi più alti, è altrettanto vero che è più alta anche la percentuale dei lavoratori instabili e malpagati. A ciò si somma la grande differenza tra centro e periferia, evidente ad esempio sul piano sanitario: le disparità dipendono dall’area di residenza, dall’istruzione e dal reddito. Ma “i mali di Roma” continuano ad interessare anche la casa: se negli anni Settanta circa 100mila persone a Roma vivevano nei “borghetti”, spesso senza acqua e fognature, oggi sono 23.420 i senzatetto, a cui vanno aggiunte 14mila famiglie che attendono un alloggio popolare e 30mila nuclei familiari che richiedono al Comune il contributo per pagare l’affitto.

Dati che hanno influenzato l’intervento del sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, presente all’incontro. “La crescita economica non per forza equivale alla cancellazione delle diseguaglianze – ha esordito il primo cittadino. “C’è stata una fase di inclusione, specie dei baraccati, ma è necessario completare quell’opera. Roma sia all’altezza di avviare un ciclo di ricucitura e rimessa al centro della persona e della sua dignità a partire dalle grande fratture e sfide generazionali relative alla nazionalità e al territorio che devono essere al centro della nostra azione – ha concluso il primo cittadino.

Francesco Rocca, presidente della Regione Lazio, ha aggiunto di avvertire anche lui “questa responsabilità di pensare agli ultimi e ai più fragili” e di essere particolarmente attento alla collaborazione istituzionale, che “non significa consociativismo”, ma impegno per raggiungere risultati concreti. Rocca ha aggiunto come il ruolo della Chiesa “sia fondamentale quale richiamo costante al dialogo”.

De Rita Rocca
Giuseppe De Rita e Francesco Rocca

Don Federico Corrubolo, docente di storia moderna e contemporanea presso l’ISSR Ecclesia Mater, ha illustrato il Fondo sonoro che raccoglie le registrazioni del convegno del 1974 in otto nastri e 13 cassette.

Il docente ha fatto ascoltare alcune riflessioni di quei giorni di febbraio del 1974, raccolte presso la parrocchia di Ognissanti in via Appia Nuova (“Don Orione”), tra cui quelle del giovane laureando Andrea Riccardi, di Giancarlo Scafiti, di Agostino Giovagnoli, di don Roberto Sardelli, che scelse la vita con i baraccati, di Giannina Baldi e di Vittorio Bachelet. Moderatore era Pietro Scoppola.

Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio, ha ricostruito l’evento del 1974 evidenziando non solo la pluralità delle posizioni, ma anche un certo timore della Chiesa tradizionale per posizioni spesso avanguardiste, figlie degli anni Settanta. “Mai il vicariato ha voluto ricordare l’evento. C’era la memoria di qualcosa di eccessivo, generatore di fratture – ha detto Riccardi, particolarmente applaudito dal folto pubblico.

Riccardi
Andrea Riccardi e Giuseppe De Rita

Grande attenzione e consensi per l’intervento del professor Giuseppe De Rita, fondatore del Censis, già uno dei protagonisti dell’evento del 1974. “Serve un meccanismo di ripresa e non di ricordo – ha esordito l’ex presidente del Cnel. “Perché nel 1974 ha avuto inizio un percorso di promozione umana, di progresso e la Chiesa deve stare nei processi. Nel 1974 non avevamo la Chiesa di Roma, avevamo la diocesi che era un ufficio a via della Pigna. Oggi la situazione è più strutturata, benché caratterizzata da tanti squilibri, comunque fondamentali nei processi di sviluppo”.

De Rita ha ribadito analisi care al Censis, come l’attuale fase caratterizzata dai “sonnambuli”, cioè da fasce di popolazione “che si trascinano, che mancano di intenzionalità, una fascia grigia dominata dall’indifferenza, dal soggettivismo”. Tra le cause dello scadimento, indicate dal professore 92enne, “la scomparsa delle élite”.

La chiusura della giornata è stata affidata da due rappresentanti della Fondazione Di Liegro, il segretario generale Luigina Di Liegro e il vicepresidente Pierciro Galeone e dal direttore della Caritas romana, Giustino Trincia.

Giampiero Castellotti