La fotografia del Cnel sui servizi pubblici

Domenico Mamone
05/07/2023
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Il comparto pubblico è strettamente connesso alla vita delle aziende. Se la pubblica amministrazione resta estranea ai processi di modernizzazione, gli imprenditori fanno certamente più fatica per assolvere alla sfida della competitività ormai globale.

La Relazione Cnel sui servizi pubblici 2022, presentata ieri alla presenza del presidente del Cnel, Renato Brunetta, e del ministro per la Pubblica amministrazione, Paolo Zangrillo, fotografa un’Italia piena di luci e di ombre in questo importante settore, che recupera gap nella digitalizzazione nel confronto con gli altri Paesi europei, anche grazie alla propulsione della pandemia, ma presenta crescenti problematiche nella sanità e nell’istruzione, profondi divari territoriali e subisce il fenomeno dell’invecchiamento della popolazione, con l’esigenza di servizi territoriali più mirati.

Cominciando dalle notizie positive sul fronte della digitalizzazione, il nostro Paese guadagna due postazioni nel settoriale indice Desi, passando dal 20° al 18° posto. Bene lo Spid, che registra un incremento del 24 per cento. Bene anche la carta d’identità elettronica con un più 26 per cento. In crescita le fatture elettroniche. Positivo il trend dei fascicoli sanitari elettronici, attivi 57 milioni. Il rovescio della medaglia, però, è costituito dal grado di competenza digitale del personale pubblico.

Il quadro negativo viene dalla sanità, dove il finanziamento pubblico è addirittura sceso del 6 per cento nel 2022, con le immancabili differenze territoriali: dai 2.250 euro pro capite dell’Emilia-Romagna ai 1.950 della Calabria. Altro problema è la diminuzione del personale: sono 15 mila i medici in meno rispetto al 2015 e mancano tra i 50 mila e i 70 mila infermieri. I concorsi non riescono a garantire neanche il ricambio.

Il welfare continua ad assorbire risorse crescenti. Tra il 2021 e il 2022 si è registrato un incremento del 2 per cento della spesa per i servizi sociali dei Comuni, che ha raggiunto la cifra record di 9,7 miliardi (con le solite differenze: dai 583 euro pro capite della provincia di Bolzano ai 6 di Vibo Valentia, divario che aumenta per singolo over 60, dai 1.132 di Bolzano ai 5 euro di Vibo Valentia). Cresce la spesa per disabili, famiglie e minori, ma non per gli anziani, con l’assistenza domiciliare, ad esempio, scesa del 5,8 per cento.

Male l’istruzione, settore anche questo strettamente legato alle aziende, rappresentando ad esempio il bacino del futuro personale. Dopo tredici anni di scuola, soltanto il 52 per cento degli studenti ha le competenze richieste in italiano (erano al 64 per cento prima della pandemia). Negli istituti professionali ci si ferma al 17 per cento. In alcuni professionali del Mezzogiorno la quota degli studenti carenti in inglese arriva al 98 per cento.

“Sogno una pubblica amministrazione che non lasci indietro nessuno, soprattutto i più deboli e i più fragili, che subiscono l’inefficienza del sistema – ha detto il presidente Brunetta. “Ecco perché la Relazione sulla qualità dei servizi pubblici non vuol essere soltanto un giudizio ex post, ma anche una valutazione sul merito, che analizzi i singoli servizi pubblici erogati, in modo da orientare il policy maker a prendere decisioni giuste. Una Relazione che onori il nostro impegno istituzionale, arricchita della componente valutativa finale, grazie ad un set di indicatori, attraverso i quali poter premiare le amministrazioni che più e meglio si sono distinte e che hanno raggiunto risultati in termini di customer satisfaction. Perché dietro ad un buon servizio pubblico ci sono persone, organizzazioni e istituzioni. Il mondo dei 3,2 milioni di dipendenti pubblici”.

Ha aggiunto il ministro Zangrillo: “La sfida più grande è quella di rendere attrattiva la pubblica amministrazione soprattutto per i nostri giovani. La pubblica amministrazione è una organizzazione complessa, fatta non solo di sportelli e documenti, ma capace di muovere gangli fondamentali del Paese, di sviluppare progetti innovativi, di rispondere alle nuove esigenze. L’immagine che spesso ci viene restituita è di una amministrazione ‘difensiva’. Stiamo lavorando per ribaltare questa narrazione”.

L’Unsic, ovviamente, anche come organizzazione di servizi oggi inserita nel Cnel, è in campo per collaborare al raggiungimento di questo obiettivo.

Domenico Mamone