La “doppia” Italia nell’apprendimento

Domenico Mamone
02/08/2023
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C’è una polemica in corso che riguarda le differenze di preparazione tra gli studenti delle scuole superiori del Nord e del Sud Italia. Tutto nasce dalla pubblicazione dei dati regionali relativi ai voti di maturità, che vengono raffrontati con quelli delle prove Invalsi, cioè quei test periodici che gli studenti effettuano per la valutazione delle loro conoscenze e abilità. Le prove Invalsi, come sottolinea l’ente di ricerca che le realizza, mira a valutare la qualità complessiva dell’offerta formativa delle istituzioni di istruzione e di istruzione e formazione professionale, anche nel contesto dell’apprendimento permanente.

Cosa emerge da questo raffronto riguardante l’anno scolastico appena concluso e in fondo non dissimile da altri effettuati negli anni precedenti?

Mentre con i voti di maturità al Sud si largheggia, i dati Invalsi mostrano inesorabilmente una preparazione notevolmente peggiore degli studenti del Mezzogiorno rispetto a quelli del Nord Italia.

Benché qualche analista evidenzi come sia inappropriato confrontare due dati che appartengono a modelli e metodi differenti di valutazione, tuttavia è innegabile che se al Sud i voti medi della maturità sono molto più elevati rispetto a quelli del Nord, le performance oggettive misurate con l’Invalsi – prove anonime a campione che indipendentemente dall’ambiente stimano i livelli di preparazione di chi le esegue – svelano uno scenario ben differente. Il Mezzogiorno, insomma, ne esce davvero male.

L’elaborazione effettuata dal Sole 24 Ore, ad esempio, riguardante gli alunni che hanno conseguito un voto di almeno 90/100 alla maturità (frutto di un giudizio non oggettivo), dimostra che mentre questi abbondano nel Mezzogiorno, con la Calabria che raggiunge il top al 32,1 per cento rispetto al totale, seguita dalla Puglia e dalla Sicilia, è poi la stessa Calabria a registrare le peggiori performance nelle oggettive prove Invalsi (appena il 6,1 per cento) seguita praticamente da tutto il Sud, Sicilia (7,6), Campania (7,8) e Sardegna (8,9) a ruota, quindi Basilicata (10,9), Puglia (11,2), Molise (12,2) e Abruzzo (12,4). Al contrario al Nord troviamo percentuali anche triple rispetto a queste, come nel Friuli-Venezia Giulia (32,5), in Lombardia (30,1) o in Veneto (28,3).

Le cose non cambiano se analizziamo le percentuali dei diplomati con lode, dove primeggiano Calabria e Puglia con il 5,6 per cento, Poi Molise e Sicilia al 4,2 rispetto allo 0,7 della Valle d’Aosta o all’1,1 della Lombardia (il Nord Italia è tutto sotto al 2 per cento).

Cosa significa ciò? Che il nostro Mezzogiorno evidenzia l’ennesimo servizio che funziona male e che concorre a creare una classe di persone, tra cui i futuri amministratori della cosa pubblica, meno qualificati rispetto agli omologhi del Nord. Insomma, continua a piovere sempre sul bagnato.

Domenico Mamone