Incendi in Nord America, fumi persino in Europa

Leonardo Mamone
12/06/2023
Tempo di lettura: 2 minuti
Incendi

Continuano a destare preoccupazione i vari incendi in Canada, che hanno portato disagi anche negli Stati Uniti. Al 9 giugno risultavano ancora attivi più di 400 incendi sul territorio canadese, che ha perso circa 46mila chilometri quadrati di vegetazione dall’inizio dell’anno.

Nello specifico, ad oggi risultano già bruciati gli stessi ettari che normalmente venivano persi durante l’intera stagione degli incendi. Un terzo dei roghi risulta nella Provincia del Quebec, non solita a questi eventi, mentre le uniche province non interessate sono l’Isola del Principe Edoardo e il Territorio del Nunavut, nell’estremo nord canadese, dove non crescono alberi per le basse temperature.

Il fumo negli Stati Uniti si è spinto fino in Pennsylvania, passando per New York, Washington D.C. e Boston, rendendo l’aria intensamente gialla, nociva per la salute e abbassando notevolmente la visibilità.

Oltre ai disagi creati alle attività, come scuole e asili che sono stati chiusi data l’emergenza portata dall’aria inquinata, gli esperti della salute aspettano un picco delle ospedalizzazioni, poiché al 7 giugno i livelli di PM 2,5 (nome con il quale si raggruppano le particelle particolarmente inquinanti data la loro piccola dimensione) risultavano cinque volte superiori ai limiti per considerare sicura l’aria.

Ad oggi continuano a bruciare soprattutto la Provincia di Alberta e il Quebec, dove molti incendi sono ancora fuori controllo. La situazione risulta particolarmente grave essendo il fumo arrivato, sebbene in concentrazioni decisamente minori, fino in Norvegia e ci si aspetta un probabile spostamento anche nel sud dell’Europa, Italia compresa.

Le cause degli incendi sembrano non destare sospetti particolari: la “colpa” è del riscaldamento
globale. Incendi boschivi in Canada e negli Stati Uniti, così come in altri Paesi, sono considerati
normali in estate, ma non in questo numero così ingente. L’aumento della temperatura estiva e
l’atmosfera secca infatti incrementano la propagazione dell’incendio. Edward Struzik, della Queen’s
University, afferma che una delle cause è certamente l’allungarsi della stagione primaverile ed estiva,
che determinano ovviamente una diminuzione dei giorni considerabili invernali ed autunnali.

In una normale stagione degli incendi si stima che l’85 per cento delle fiamme sia causato da fulmini,
particolarmente intensificati durante periodi caldi e secchi, mentre il restante dall’attività umana.

Questo è decisamente un segno per Canada e Stati Uniti, ma sicuramente anche per il resto della
comunità internazionale, che l’emergenza climatica è assolutamente da tenere in considerazione, dati
gli effetti sempre più preoccupanti e concreti.

FONTI
https://www.theguardian.com/world/2023/jun/09/canada-wildfires-smoke-new-york-map-pictures

https://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/nordamerica/2023/06/11/ancora-incendi-in-canada-
potrebbero-durare-tutta-lestate_7644bd2d-678c-43c7-b320-d50f93f76290.html

https://cwfis.cfs.nrcan.gc.ca/interactive-map

https://www.nature.com/articles/d41586-023-01902-
4#:~:text=“The%20number%20one%20cause%20is,across%20much%20of%20the%20country.
https://www.iconaclima.it/estero/il-fumo-degli-incendi-del-canada-raggiunge-anche-leuropa/

https://www.cbsnews.com/news/how-did-the-wildfires-in-canada-start-cause-nova-scotia-quebec/#textWhy20is20Canada20burning3Fnow20because20of20climate20change

Leonardo Mamone