Il mondo di Soumahoro

Domenico Mamone
31/10/2023
Tempo di lettura: 4 minuti
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È stato a lungo presentato, per diversi anni, come esempio virtuoso di impegno a difesa dei più deboli, degli sfruttati, degli ultimi. Con tanto di servizi giornalistici e premi in cerimonie pubbliche. Oggi la cooperativa Karibu, di cui si diceva un gran bene, è finita al centro di un’inchiesta della Procura di Latina: secondo l’accusa, tra il 2017 e il 2022 Liliane Murekatete e Marie Therese Mukamitsindo, adesso entrambe in arresto, rispettivamente moglie e suocera del deputato Aboubakar Soumahoro (che non è indagato), si sarebbero appropriate di 1.950.167 euro di fondi pubblici che dovevano essere destinati a progetti per la gestione di migranti e di minori non accompagnati. Inchiesta estesa al Consorzio Aid e alla Jambo, due “schermi fittizi – si legge negli atti d’indagine – per l’esecuzione di un illecito meccanismo fraudolento a gestione familiare”.

In sostanza grazie ad una montagna di denaro pubblico, sarebbe stato attivato un “collaudato sistema fraudolento – scrivono gli investigatori nelle informative di polizia giudiziaria – fondato sull’emissione e l’utilizzo di fatture per operazioni soggettivamente e oggettivamente inesistenti e altri costi inesistenti”.

Secondo l’indagine, come riportano i quotidiani Il Sole 24 Ore e Il Giornale, tanti soldi sarebbero finiti all’estero, in particolare in Ruanda, altri, tramite carte di credito e prepagate, utilizzati per soggiorni all’Hotel Hilton Airport di Fiumicino, per fare acquisti in gioiellerie, nel punto vendita di Salvatore Ferragamo a Roma, in negozi di cosmetica o per pagare ristoranti, centri estetici e viaggi. Insomma, soldi pubblici, che sarebbero dovuti servire per l’accoglienza, utilizzati per finalità private. Tutto ciò mentre “la situazione alloggiativa degli ospiti era molto precaria”, si legge ancora nelle carte, “c’erano diversi servizi igienici non idonei” e una generale “situazione igienico-sanitaria degli ospiti anch’essa precaria in quanto la struttura era decisamente sovraffollata”. Gli investigatori hanno scoperto strutture fatiscenti non sottoposte a derattizzazione e deblattizzazione.

Al di là degli aspetti giudiziari, umani e sociali della vicenda – non è la prima volta che i soldi destinati al “business dell’accoglienza” finiscono al centro di vicende giudiziarie (su tutti quella che i giornali chiamarono “Mafia Capitale”) – c’è un risvolto politico della vicenda che non è meno grave. Doverosa qualche riflessione.

Innanzitutto questo mondo gode abitualmente di ampi sostegni istituzionali e di ottima stampa, specie da quei settori radical chic capaci di predicare bene – anche con supponenza – a favore degli ultimi, ma di razzolare meno bene per tenore di vita, privilegi conquistati spesso solo per “appartenenza” e ville in Toscana. È l’intellighenzia, bellezza…

Se la cosiddetta “sinistra antagonista” in Italia – ad esempio, a differenza della Francia – non riesce mai ad ottenere, nonostante tanto dinamismo (anche a favore di telecamera), lusinghieri risultati elettorali, in linea con la bontà delle intenzioni, è proprio per l’incoerenza di tanti protagonisti di cui è lastricato il suo lungo cammino. Nonostante quest’area ideologica continui ad essere annientata, specie negli ultimi anni, da una destra premiata a livello nazionale e locale, i metodi non cambiano. E i risultati pure.

Siamo convinti che molti dei tribuni televisivi immolati alla causa, ad esempio quelli dell’emittente La7, finiscano per fare più danni alla sinistra che apportare benefici: pensiero unico, scontato, talvolta esposto in forma dispotica e con la demonizzazione dell’avversario, spesso condito di ipocrisia. Un’area, tra l’altro, che oltre a restare al potere per immenso tempo, controlla tuttora vasti apparati della vita sociale, dalla cultura all’economia, compresa ovviamente l’accoglienza dei cittadini immigrati.

Ovviamente per chi cade in disgrazia, vedi lo stesso Soumahoro, il buonismo scompare di colpo: dalle stelle alle stalle.

Nel 2018 Laura Boldrini, ex presidente della Camera, consegnò alla suocera di Soumahoro il premio come miglior imprenditrice straniera. Tanto che Valerio Staffelli a novembre dello scorso anno le ha consegnato un Tapiro d’oro.

E che dire dei tanti incensatori del deputato, da Diego Bianchi, in arte Zoro, conduttore di Propaganda Live, che trovò il sindacalista in Calabria e fu naturalmente subito “colpo di fulmine”, a Marco Damilano quando era direttore dell’Espresso (dedicò al sindacalista anche una copertina con scritto “Uomini e no”, nella quale l’ivoriano viene definito “umano” a fronte del “disumano” Salvini), da Fabio Fazio a Corrado Formigli, da Roberto Saviano alla stessa Elly Schlein – allora europarlamentare – che dopo averlo incontrato a Bologna pubblicò su Facebook un autoscatto con la didascalia “Finalmente con Aboubakar Soumahoro, gran testa e grande cuore, una persona vera”.

Il problema ovviamente non è Soumahoro, ma gran parte di ciò che gli gira attorno.

Domenico Mamone