Il giornalismo ieri e oggi, tra “sfumature” e omologazione

Giampiero Castellotti
13/03/2024
Tempo di lettura: 8 minuti
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Il mercato del lavoro è in una fase di profonda trasformazione. In linea con gli stravolgimenti che interessano l’intera società. La digitalizzazione e le nuove tecnologie, in testa l’intelligenza artificiale, stanno generando mutamenti nei rapporti sociali, economici e di organizzazione della vita quotidiana, ma anche nella comunicazione, nella cultura, nel linguaggio.

Questi temi sono stati al centro dell’incontro svoltosi nella sede del Cnel, presso la Plenaria Marco Biagi, dal titolo “Comunicare le trasformazioni del lavoro”, nell’ambito della formazione dei giornalisti. Qualificati relatori si sono confrontati sull’eterogeneità e l’instabilità dei nuovi lavori (secondo gli esperti oltre il 50% delle professioni che saranno necessarie dopo il 2030 ancora non le conosciamo), sull’esigenza sempre più inderogabile della formazione continua, sul tema del mismatch, con circa il 50% delle posizioni richieste dalle aziende che restano inevase, sulla disparità di genere, ma anche sul fenomeno dei milioni di Neet, cioè i giovani che non studiano, non lavorano e non cercano occupazione e sulle altre criticità quotidiane che investono il mondo del lavoro.

Brunetta

In apertura dei lavori, Renato Brunetta, presidente del Cnel, il Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro, “la casa dei corpi intermedi” come l’ha etichettata lo stesso ex ministro, ha evidenziato la vita difficile della rappresentanza e della mediazione, con il rischio della desertificazione dei corpi intermedi. “In una fase difficile per il mondo del lavoro, caratterizzata da bassi salari, mismatch, intelligenza artificiale, solo per citare qualche tema, c’è quindi la necessità di una ripresa di interesse per la natura e il ruolo dei corpi intermedi e dei rappresentanti di interessi – ha detto Brunetta.

L’ex ministro ha illustrato l’impegno del Cnel anche sul fronte della comunicazione, anticipando una serie di incontri in collaborazione con l’Ordine dei giornalisti e con la Federazione nazionale della stampa italiana aperti a tutti i giornalisti professionisti e pubblicisti.

Dubaldo

Guido D’Ubaldo, presidente dell’Ordine dei giornalisti del Lazio, si è soffermato sull’importanza della formazione, in particolare per gli operatori dell’informazione.

Con la doppia esperienza di giornalista e di parlamentare, Alberto Barachini, sottosegretario all’Editoria, si è soffermato in particolare sul rapporto tra mondo dell’informazione e nuove tecnologie. “I robot non ci possono sconfiggere – ha esordito il sottosegretario. “Non potranno superare l’uomo in creatività, caposaldo della professione giornalistica e strumento indispensabile per combattere l’omologazione. Certo, in preda all’euforia abbiamo perso la battaglia contro le piattaforme, come Google, illudendoci che avrebbero favorito il settore giornalistico, mentre l’hanno impoverito. Ma, citando una metafora di padre Paolo Benanti, tra i massimi esperti di intelligenza artificiale ed etica della tecnologia, impegnarsi in questo settore equivale alla fase dei primi investimenti nell’auto, quando soltanto in un secondo momento si pose il problema delle targhe, dell’assicurazione, del codice della strada, dei piloti, ecc.”.

Barachini

Barachini, che ha lavorato a lungo al Tg4 e a Tgcom24, ha rivendicato l’attribuzione di risorse economiche da parte del governo a 15 agenzie di stampa per la valorizzazione degli operatori dell’informazione e la difesa dell’occupazione, quest’ultimo il criterio portante per il sostegno all’editoria in un periodo di crisi nera caratterizzato dal crollo del numero dei lettori di quotidiani e riviste, della scomparsa delle edicole e della concorrenza dei social che “danno l’illusione di essere informati senza in realtà esserlo”.

Infine il sottosegretario, dopo aver allertato dai pericoli della cyberinsicurezza e della disinformazione, ricordando ad esempio le pressioni russe in tal senso, e aver indicato in una solida formazione una conditio sine qua non per l’accesso all’Ordine dei giornalisti, ha ribadito il ruolo ancora primario dei giornalisti nell’informazione: “Benché nelle redazioni siano entrati i social media manager e i data analyst, l’85% dei ricavi per l’informazione sono assicurati ancora dalla carta, perché i pubblicitari investono poco sui giornali online preferendo Google o Meta”.

Forlani

A seguire Natale Forlani, presidente del Comitato scientifico di valutazione del reddito di cittadinanza e consigliere del ministero del Lavoro, s’è soffermato sugli scenari futuri del mondo del lavoro, avvertendo che le innovazioni in atto destabilizzeranno tutti i processi di produzione.

“Uno dei fenomeni crescenti è il mismatch, passato dal 32 al 48% in un anno e mezzo – ha detto Forlani. “Ad incidere, oltre alle trasformazioni in atto, ci sarà il calo demografico: il rischio è che manchi il carburante per far funzionare la macchina – ha continuato l’ex presidente e amministratore delegato di Italia Lavoro. Forlani ha concluso il suo intervento ricordando il ruolo fondamentale della comunicazione nell’orientare le politiche, nonché l’importanza dei comportamenti “che costituiscono il motore del mercato del lavoro”.

Contu

Particolarmente approfondita la testimonianza di Luigi Contu, dal 2009 direttore dell’Ansa. “La rivoluzione digitale è entrata come un drone anche nelle redazioni. E mi viene in mente la prima notizia lanciata dall’Ansa nella storia, gennaio 1945: ‘Roma, 1 gennaio. Formazioni alleate hanno bombardato Berlino. Provocati ingenti danni’. Ecco, un tweet perfetto. Noi giornalisti abbiamo sempre avuto un linguaggio breve e ritmico. Ciò ci ha aiutato anche in quest’era digitale”.

Contu ha ricordato che l’Ansa è stata la prima agenzia al mondo ad aprire un sito internet, anno 1998. “Sembrava allora una contraddizione mettere in rete delle notizie in modo gratuito. Infatti su 462 giornalisti, soltanto in quattro lavoravano al sito. Ma gestire il processo è stata la scelta più saggia. Quando sono esplosi i social, infatti, abbiamo compreso il grandissimo rischio per noi. Twitter in particolare andava ad occupare quel ruolo di mediazione che soltanto le agenzie incarnavano. Per cui cavalcare questa rivoluzione è stata la strada migliore. E ciò c’ha salvato. Il nostro sito internet è diventato leader, abbiamo 17 milioni di utenti unici al mese e 40mila persone sono mediamente collegate in ogni momento. E da quattro anni il nostro bilancio economico è in pareggio, un grande risultato di questi tempi”.

Il direttore dell’Ansa ha ricordato come nel periodo della pandemia sia emersa l’importanza di essere agenzia radicata nel territorio nazionale e internazionale, ma anche la bontà di aver investito in settori importanti, come la salute e la scienza. “Abbiamo affiancato i giornalisti con partner scientifici, ad esempio del Cnr o dell’Iss – ha ricordato Contu.

Il giornalista romano, infine, s’è detto fiducioso per il futuro della professione. “Certo, sta finendo un modello giornalistico, ma non l’informazione di qualità, fatta con le vecchie regole del giornalismo e con le verifiche. Non è un caso se il 90% delle notizie rilanciate dai social venga proprio dalle insostituibili rassegne stampa. L’intelligenza artificiale non potrà mai raccontare una partita di calcio o ciò che sta succedendo a Gaza o a Rafah con la professionalità e l’esperienza di un giornalista”.

Dragoni

Gianni Dragoni del Sole 24 Ore, tra i maggiori giornalisti economici (pur avendo formazione da giurista), ha raccontato come la competenza “non sia sostituzione ma testimonianza” e lo studio sia prendere le misure alla controparte. “Ricordo quando, all’inizio della carriera, confessai al direttore di non sapere alcunché di un argomento. Mi rispose che ero nella migliore condizione per fare un articolo”.

Dragoni ha approfondito il tema dei dati, in particolare delle statistiche “che possono essere ingannevoli”. Ha portato l’esempio proprio di quelle sul lavoro. “Sapete che viene considerato occupato anche chi ha svolto soltanto un’ora di lavoro in una settimana? – ha precisato. “E se l’ora è realizzata nell’azienda di un familiare non c’è nemmeno bisogno che sia retribuita”.

Infine il giornalista economico ha parlato della lettura dei bilanci, operazione complessa ma proficua per acquisire informazioni dettagliate e talvolta attenuate.

Marrazzo

Dopo che Giampiero Marrazzo ha illustrato la sua esperienza come conduttore della trasmissione Il posto giusto su Raitre, evidenziando la difficoltà di parlare di lavoro in una tv generalista seguita per lo più da un’utenza anziana, Elena Polidori ha raccontato la sua lunga esperienza presso il quotidiano La Repubblica.

“Eugenio Scalfari ti chiedeva ‘Che c’hai nel taccuino?’ perché lì c’era gran parte del mestiere, tra appunti di studio, di letture, di telefonate, di interviste, di pedinamenti per strada, tutto ciò che non ha mai costituito tempo perso. E le differenze qualitative con buona parte del giornalismo odierno si vedono – ha esordito la giornalista che ha raccontato i grandi fatti dell’economia italiana e internazionale ed ha scritto per Longanesi “Via Nazionale. Splendori e miserie della Banca d’Italia”.

Polidori

“Le prime esperienze, dal grande impegno fisico oltre che mentale, erano accompagnate dall’ansia e spesso dalle lacrime. Quando seguii i lavori del Fondo monetario internazionale a Washington mi sentivo un pesce fuor d’acqua. Lo dissi a Scalfari e lui mi mandò due mesi in America a studiare. Lungimiranza. Grazie a quell’esperienza ho campato di rendita per anni”.

La giornalista è un po’ sconfortata da un’informazione oggi molto omologata e banalizzata. “Vittime sono le sfumature e le ambiguità. In una parola, la vita”.

Giampiero Castellotti