I problemi dei “piccoli coltivatori”

Giampiero Castellotti
11/02/2024
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Vigna

C’è uno studio dell’Associazione rurale italiana che spiega, in modo eloquente con numeri alla mano, la legittimità delle proteste del “popolo dei trattori”. Un dato su tutti: dei tre miliardi e mezzo di euro distribuiti dall’Europa nel 2021 al settore primario italiano, oltre tre quarti dei fondi – cioè il 77% – vanno alle aziende medio-grandi, che in realtà rappresentano solo il 17% del totale. Addirittura il 14% dei fondi, tra i 250 mila e i 300 mila euro a testa, è finito nelle tasche di appena lo 0,03% delle aziende, quelle ovviamente più imponenti.

Il nodo, per quanto riguarda le sovvenzioni, riguarda il loro collegamento con la quantità di terreno posseduto: le multinazionali che fanno incetta di campi logicamente hanno le fette più grandi della torta, mentre quel 64% di agricoltori che ha meno di cinque ettari di terreno conquista a malapena le briciole offerte da Bruxelles. Del milione e 700mila lavoratori della terra, il grosso non è certo rappresentato dalle multinazionali: insomma, c’è anche un problema di garantire una buona occupazione a tanti lavoratori che rischiano di gettare la spugna.

Pertanto, se è vero che l’agricoltura è ben sostenuta dall’intervento pubblico, è altrettanto vero che ad essere ingrassate sono principalmente le multinazionali del settore, mentre ai tanti piccoli coltivatori finisce pochissimo. Del resto è ciò che i manifestanti di questi giorni ti raccontano quando li vai ad intervistare, sparando a zero sull’Europa vicina all’agrobusiness (con connivenze delle organizzazioni di rappresentanza), elencando anche tanti altri problemi, in testa la sempre minore redditività.

Giampiero Castellotti