Gli scenari futuri al centro del “Festival delle città”

Domenico Mamone
04/10/2023
Tempo di lettura: 6 minuti
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Il “Festival delle città” promosso dall’Ali, Autonomie locali italiane, in corso di svolgimento a Roma, si conferma un proficuo spazio di confronto politico e sociale grazie ad un ricco programma, ad qualificato parterre di relatori e ad un’ottima organizzazione generale. Presente all’evento anche il nostro Ufficio comunicazione.

La giornata odierna è stata caratterizzata, tra l’altro, dalla presenza di quattro ministri (Abodi, Crosetto, Fitto e Piantedosi), dalla segretaria del Pd, Elly Schlein, e da numerosi sindaci. Un campione significativo per fare un autorevole punto sui principali temi al centro dell’odierna agenda politica, nonché sui complessi scenari futuri.

Il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, intervistato da Myrta Merlino sul tema dell’immigrazione, ha detto che “i processi di integrazione sono più complessi rispetto al fatto che basta dare un permesso soggiorno per favorirlo” e ha indicato nell’aver riportato il tema all’attenzione dell’Europa un grande merito del governo. “Il tema dell’opportunità circa una missione navale europea è stato posto dalla Von der Leyen nei dieci punti. L’Europa finalmente ora segue l’Italia – ha ribadito il ministro, che ha ricordato come l’Europa stia vivendo “un negoziato serrato” ed ha in animo “di mettere mano al quadro normativo e regolatorio”; inoltre “l’8 giugno è stato votato il cosiddetto Patto migrazione e asilo, che prevede anche la modifica di alcuni capisaldi del regolamento di Dublino”.

Per Piantedosi, Lampedusa, come Ventimiglia o la rotta balcanica, sono luoghi sensibili da tempo. “Con la primavera araba, più di un decennio fa, Lampedusa andò in crisi – ha ricordato il ministro. “Quindi oggi non la ritengo un’emergenza. Tra luglio e settembre nell’isola sono sbarcate 68mila persone, in quattro giorni ne sono arrivate 11mila e l’hotspot ha toccato 7mila persone. Ma grazie ad un sistema progressivo di svuotamento, oggi ce ne sono 300-400”.

Apprezzata anche l’intervista di Agnese Pini al ministro della Difesa, Guido Crosetto, che non le manda a dire sulla crisi del mondo occidentale sia nel conflitto in atto tra Russia e Ucraina sia nei rapporti con l’Africa.

“Nell’Occidente la variabile ‘tempo’ è differente rispetto a quella della Russia perché da noi c’è una cosa che si chiama democrazia – ha esordito il ministro che ha indicato come negli scontri in atto la democrazia paradossalmente sia un fattore di lentezza a differenza delle autarchia, dove le decisioni sono immediate. Altro nostro punto di debolezza è nella produttività: il settore russo degli armamenti non s’è mai fermato, noi invece siamo subordinati agli ordinativi. “L’attuale scricchiolio polacco nel rapporto con la guerra russo-ucraina non è politico ma tecnico, proprio in questo senso – ha detto il ministro.

Per Crosetto “l’Occidente si muove come i nobili a fine Ottocento, con quello snobismo che ci accompagna come se fossimo l’unica potenza al mondo, ma non è così. Il futuro ce lo descrivono i numeri, i cinesi li sanno leggere e noi non lo facciamo per presunzione culturale, sembra non esserci consapevolezza. Ad esempio, gli investimenti in tecnologia passano soprattutto per la forza delle risorse umane e se noi occidentali formiamo un milione di ingegneri all’anno, i cinesi ne formano quattro milioni e 300mila”.

Riguardo all’Africa, Crosetto riassume innanzitutto i due approcci adottati dalla Russia. “Il primo è quello della Wagner ed è di tipo essenzialmente economico; il secondo è più complesso, sedimentato nel tempo e riguarda la formazione degli ufficiali africani da parte dei russi, per cui i capi delle forze armate africani parlano russo e sono filo-russi”. Il ministro, nel contempo, evidenzia gli errori dell’Europa e fa l’esempio della Tunisia: “Con la solita presunzione, spesso subordiniamo gli aiuti economici all’Africa a pacchetti di riforme difficili da attuare. Spalancando le porte alla Cina, diretta e pragmatica”.

Secondo il ministro, ben venga il Piano Mattei per l’Africa propugnato dal premier Meloni. “Dobbiamo lasciar loro le risorse perché l’Africa ha tutte le potenzialità per diventare l’America del XXII secolo. Se non lo facciamo, il più grande continente del mondo rischia di esplodere nei prossimi decenni”.

Infine una previsione sul conflitto in Ucraina: “Credo che l’inverno bloccherà le attività terrestri e temo che possa incrementare quelle aree da parte della Russia, che non ha ancora utilizzato gli aerei di quarta e quinta generazione di cui dispone. Ho l’impressione che qualcuno possa considerare questo inverno come il punto dirimente di un conflitto che sembra non voler mai terminare e che dopo la controffensiva ucraina e la controffensiva russa, la primavera possa essere il periodo in cui, esaurite da entrambe le parti le armi, si possa aprire un tentativo di dialogo”.

Raffaele Fitto, ministro per gli Affari europei, le politiche di coesione e il Pnrr, ha ricordato in un confronto con Antonio Decaro, presidente dell’Anci, le tappe del percorso per i fondi del Pnrr che ammontano a 68 miliardi a fondo perduto e 153 miliardi a debito, e si è detto fiducioso dei risultati. “La proposta del governo sul Pnrr non dovrebbe suscitare reazioni negative da parte dei Comuni, bensì riconoscimento – ha detto il ministro. “Stiamo garantendo la sicurezza degli interventi utilizzando risorse provenienti da altri programmi. Non c’è alcun taglio, né rischio di disinvestimento. E c’è una proposta all’Unione europea di rimodulare, visto che alcuni progetti hanno ormai diversi anni. Sono dati oggettivi. Vorrei pertanto essere smentito sui fatti e non sulle opinioni”.

Se i rappresentanti del governo hanno confermato il forte pragmatismo che sta caratterizzando la linea dell’esecutivo e ne costituisce sicuramente una componente vincente, stando ai sondaggi, Elly Schlein, segretaria del principale partito di opposizione, punta soprattutto al salario minimo. “Vi erano quattro differenti proposte su questo tema da parte delle opposizioni – ha evidenziato la Schlein – ed ora abbiamo una posizione comune. È una conquista per assicurare risposte ai tre milioni e mezzo di italiani che lavorano e non arrivano a fine mese”. Altro tema è la salute. La segretaria ha ricordato che durante la pandemia sono stati spesi 18 miliardi per la sanità, comprese le necessarie assunzioni di personale. Il rischio è che, causa anche l’inflazione, si assista ad una nuova stagione di tagli, allungando ulteriormente le liste di attesa e demolendo quei presidi di cura che dovrebbero rimanere vicini alle persone.

Insomma, il “Festival delle città” si conferma un’agorà utile per leggere con maggiore consapevolezza ciò che ci aspetta, nel bene e nel male.

Domenico Mamone