Giustizia e pace, “sorelle nel percorso della democrazia”

Nataliya Bolboka
25/10/2023
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“Promuovere società pacifiche e inclusive orientate allo sviluppo sostenibile, garantire a tutti l’accesso alla giustizia e costruire istituzioni efficaci, responsabili e inclusive a tutti i livelli”. Così recita l’obiettivo 16 dell’Agenda 2030 dell’Onu per lo Sviluppo sostenibile.

Dove la vera pace non è solo assenza di guerra. Per raggiungere tale obiettivo, infatti, l’Onu chiede di ridurre tutte le forme di violenza, di fermare la tortura e di combattere la criminalità organizzata, la corruzione, i flussi illegali di armi e denaro, nonché di promuovere lo Stato di diritto e il potenziamento di istituzioni partecipative e garantire pari opportunità nell’accesso alla giustizia.

Con il conflitto in Ucraina e lo scontro tra Israele e Hamas, tale obiettivo sembra tutt’altro che vicino, e gli  Stati sono messi a dura prova gli nel garantire “società pacifiche”.

In questo contesto diventa ancora più importante dar vita a un dibattito costruttivo sui concetti di pace e giustizia, il cui rapporto è sintetizzato dalla famosa frase del Dalai Lama, “la pace può durare solo dove i diritti umani sono rispettati, dove il popolo non ha fame e dove individui e nazioni sono liberi”.

Proprio questi temi sono stati al centro del convegno “Giustizia per la pace: un binomio indissolubile per un futuro armonioso”, organizzato su iniziativa del senatore Manfredi Potenti, in collaborazione con Universal peace federation (Upf Italia) e l’Associazione internazionale parlamentari per la pace (Iapp Italia).

L’evento si è tenuto martedì 24 ottobre, data in cui ricorre il 78esimo anniversario della nascita dell’Onu, nella Sala Capitolare presso il Chiostro del Convento di S. Maria sopra Minerva, a Roma.

Francesco Paolo Sisto, viceministro della Giustizia

Elemento essenziale per garantire la pace è la cooperazione internazionale. “È impensabile uno Stato che da solo garantisca sé stesso al proprio interno e all’esterno”, ha dichiarato il viceministro della Giustizia, Francesco Paolo Sisto, intervenuto al convegno. Ciascun Paese, infatti, è sempre costretto a confrontarsi con gli altri Stati.

In tal senso, la giustizia corrisponde anche alla “capacità dei popoli di convivere insieme rispettando le diversità”, come è stata definita dall’arcivescovo Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia accademia per la vita.

Il viceministro ha poi posto l’accento sull’accesso alla giustizia come requisito fondamentale per garantire la pacificazione nell’obiettivo dell’Agenda 2030, ribadendo ancora una volta la stretta relazione che intercorre tra i concetti di pace e giustizia, “sorelle nel percorso della democrazia”.

Allo stesso tempo, anche alla luce dei conflitti odierni, è importante che “qualunque accordo di pace debba avvenire in un clima di parità – ha affermato il senatore Manfredi Potenti. Continuando – “Dobbiamo capire se sia giusto che questa parità possa essere costituita anche dal possesso dei cannoni e dei fucili. Evidentemente nel momento in cui una persona si pone in senso prevaricatorio nei confronti di uno stato che ha tutta la sua legittimità di esistere, c’è la necessità di valutare se questo aiuto possa venire anche dalla fornitura di armi”, ha dichiarato in merito alla questione ucraina.

Ad ogni modo, “non c’è pace se questa è raggiunta con l’affermazione, da parte del vincitore sul vinto, di regole che vogliono essere in qualche modo contrabbandate per una condivisione di tregua”, ha sottolineato.

Tra gli altri intervenuti al convegno anche Carlo Zonato e Franco Ravaglioli, rispettivamente presidente e vicepresidente Upf Italia, l’onorevole Mirella Cristina, membro della II Commissione Giustizia insieme al senatore Potenti, il sostituto procuratore Sergio De Nicola della Procura generale presso la Corte d’Appello di Cagliari e il portavoce per l’Italia di Unai, Domenico Di Conza, mentre non hanno potuto presenziare per impegni istituzionali Graziano Perrìa, primo dirigente della Polizia di Stato e Micaela Piredda. sostituto procuratore presso il Tribunale di Velletri.

Nataliya Bolboka