Gigi Riva e quel calcio che non c’è più

Domenico Mamone
24/01/2024
Tempo di lettura: 2 minuti
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Gigi Riva in nazionale, contributo
importante per la vittoria
all’Europeo del 1968

Più volte c’è capitato, onorando la scomparsa di vecchi miti del calcio, di evidenziare come questo sport, che per la maggior parte degli italiani è passione, sia totalmente cambiato nel tempo. Oggi intorno alla partita domenicale ruotano interessi economici spaventosi. I giocatori, spesso, diventano sorta di uomini-sandwich che fanno felici in particolare i tanti sponsor, ma anche i giornali di gossip. Il calcio, diciamocelo onestamente, dovrebbe essere altra cosa e uomini come Gigi Riva – e compagni della sua generazione – ce l’hanno insegnato. Le ultime polemiche sulla finale di un coppa prettamente italiana giocata nel mondo arabo non sono certo campate in aria.

Forse ciò spiega, almeno in parte, come mai la scomparsa di una bandiera del nostro calcio, come Gigi Riva “Rombo di tuono”, abbia generato una reazione così unanime tra gli sportivi di tutta Italia, e non solo. Ogni telegiornale ha giustamente dedicato almeno tre servizi a quella che è stata la bandiera del Cagliari dello scudetto 1970, ma anche un eroe della nostra Nazionale.

Giocatore tecnicamente moderno e completo, mai risparmiatosi (due gambe spezzate), uomo serio e silenzioso ma profondo, a volte malinconico, ha lasciato sue immagini televisive in bianco e nero che lo ritraggono mentre segna gol belli e potenti. Spicca il suo legame fortissimo con la Sardegna, lui lombardo, integratosi perfettamente nell’isola tanto da inserirla calcisticamente nel gotha del calcio italiano. E morirci.

In queste ore si ricorda anche il suo rifiuto alle miliardarie proposte dei club del nord. Una vita segnata da scelte umane e non commerciali. Un vero fuoriclasse.

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Gigi Riva con Roberto Baggio

Domenico Mamone