Fondolavoro, Luigi d’Oriano parla di sicurezza sul lavoro e formazione

Vanessa Pompili
08/03/2022
Tempo di lettura: 4 minuti

Formazione, cultura e prevenzione, ma anche comunicazione, affinché la sicurezza diventi un’abitudine consolidata” sono i fondamenti necessari per Luigi d’Oriano, esperto in materia di sicurezza sul lavoro e membro del Consiglio di amministrazione di Fondolavoro. In un’intervista rilasciata a “Forme” pone l’attenzione sull’importanza di formare ed informare, promuovendo la “cultura della sicurezza”. Riportiamo l’intervista integrale a cura di Laura Reggiani.

Come valuta la realtà italiana in materia di salute e sicurezza sul lavoro? Qual è lo stato dell’arte?

Gli incidenti sul lavoro sono ancora troppi per poter definire “positiva” la situazione nel nostro Paese e le statistiche europee ci collocano sotto la media europea, però l’emergenza Covid ci ha dato delle indica­zioni importanti: le aziende, attenendosi correttamente a tutti i protocolli di sicu­rezza, hanno evitato un’ecatombe, e i dati evidenziano che i luoghi di lavoro sono stati i luoghi più sicuri. Formazione e pre­venzione, dunque, funzionano, così come la sensibilizzazione, l’invito a seguire nor­me più semplici, controlli più numerosi e sanzioni meno punitive. Queste strategie dovrebbero essere un riferimento per tutto il mondo della sicurezza sul lavoro, per po­ter vedere finalmente migliorare la situa­zione italiana, ormai stagnante nei numeri e nei risultati da almeno dieci anni.

Quali sono a suo avviso le priorità cui la nostra società dovrebbe dedicarsi per ga­rantire a tutti i lavoratori e le lavoratrici condizioni di lavoro sane e sicure?

Formazione e informazione sono punti es­senziali, come la promozione di una vera “cultura della sicurezza”. Aziende che fan­no della sicurezza sul lavoro “la” priorità devono essere “premiate” attraverso credi­ti d’imposta e percorsi di vero sostegno. La sicurezza deve essere vista non più come un obbligo connaturato al rischio punitivo, ma come un’opportunità in grado di favo­rire, attraverso migliori condizioni dei la­voratori, anche la produttività. Per lo Stato avere dei luoghi di lavoro più sicuri e meno morti e infortuni significherebbe anche avere un risparmio in termini economici per spese sanitarie e previdenziali.

Quale può essere, sempre in un’ottica di offrire migliori garanzie ai lavoratori, il ruolo del sindacato? Quale invece il ruo­lo degli enti bilaterali? Chi altro se ne do­vrebbe occupare?

Tutti, nessuno escluso, devono far parte del processo di creazione del “lavoro sicu­ro”. In particolare, gli Enti Bilaterali che hanno un ruolo cardine per la loro natura concertativa e la capacità di inglobare entrambe le realtà: sindacale e datoriale. Svolgono difatti una funzione di intermediazione e collaborazione essenziale a far crescere tutti gli ambiti coinvolti. Un ruolo importante lo svolgono sicuramente anche i sindacati, che però devono uscire dalle barricate e confrontarsi proattivamente con la controparte sociale, nonché garantire il principio del pluralismo permettendo anche alle sigle minori di intraprendere percorsi virtuosi.

Salute e sicurezza sul lavoro sono davvero un peso per le aziende o possono anche diventare un vantaggio operativo?

Investire in sicurezza e in formazione deve essere considerata un’opportunità per le aziende, ma tutti gli investimenti hanno un costo e le crisi degli ultimi dieci anni di certo non hanno aiutato. Servono un cambio di prospettiva e il perseguimento di un vantaggio economico e l’assenza di benefit pubblici in tal senso non aiuta.

La formazione può essere un’arma fondamentale in questo senso: come si è svolto il vostro impegno fino ad adesso? Quali sono invece gli obiettivi futuri e le attività in cui sarete coinvolti?

Fondolavoro ha da sempre spinto le aziende aderenti a sfruttare le risorse per una formazione efficace anche in tema di sicurezza sul lavoro, ma l’impegno non si è limitato solo alla promozione e organizzazione di corsi di formazione e si è concretizzato, da quattro anni a questa parte, anche nella realizzazione di un evento nazionale, l’HSE Symposium, in grado di mettere a confronto tutte le parti coinvolte nel tema sicurezza sul lavoro (università, istituzioni, società civile, addetti ai lavori) promuovendo la formazione dei giovani attraverso borse di studio dedicate alle nuove generazioni. I giovani, con la loro carica innovativa, possono sicuramente contribuire alla lotta per un lavoro sicuro. La formazione deve essere potenziata a tutti i livelli e non può riguardare solo i lavoratori, ma deve coinvolgere tutto il mondo del lavoro. Come formalizzato nella proposta dell’HSE Symposium 2019, è tempo di guardare alle competenze acquisite e non più soltanto al quantitativo delle ore di formazione.

In conclusione, quali sono a suo avviso le azioni fondamentali da intraprendere per evitare ogni anno quasi mille morti e più di mezzo milione di infortuni?

Bisogna partire da lontano: formazione, cultura e prevenzione, ma anche comunicazione affinché la sicurezza diventi un’“abitudine consolidata” e non più solo un comportamento sporadico, motivato dalle sanzioni. Vanno premiate le aziende che adottano strategie virtuose e potenziata l’opera di sensibilizzazione, come fatto per affrontare l’emergenza Covid… ma soprattutto dobbiamo “fare squadra”: è questa la soluzione a un problema che non possiamo più ignorare.

Vanessa Pompili