Crisi ucraina: l’Europa deve essere unita

Nataliya Bolboka
13/10/2022
Tempo di lettura: 5 minuti
Gennaro Sangiuliano, Enzo Amendola, Stefania Craxi e Angelo Delmastro

Dopo i nuovi attacchi russi che il 10 ottobre hanno colpito numerose città ucraine danneggiando le infrastrutture elettriche e lasciandole al buio, molti Paesi europei e non solo hanno espresso solidarietà al presidente ucraino Zelensky.

La pace deve essere una priorità assoluta, soprattutto per evitare ulteriori escalation, ma ad oggi è un terreno minato.

Per chi crede che basti riconoscere l’annessione dei territori ucraini alla Russia, come ricordato dal neosenatore Carlo Calenda e da Gennaro Sangiuliano, direttore del Tg2, durante il “Festival delle città”, anche la Seconda guerra mondiale era iniziata con l’annessione di Cecoslovacchia e Sudeti, a maggioranza tedesca, ma Hitler non si fermò lì. Allo stesso modo è molto probabile che accettare l’annessione delle regioni ucraine appagherà solo momentaneamente Putin.

La crisi ucraina è stata al centro di uno dei tanti incontri della seconda giornata del “Festival delle città” promosso dalle Autonomie locali italiane, dal titolo “Crisi Ucraina, alleanze, l’Europa per la pace”.

Stefania Craxi

Il dibattitto, moderato da Gennaro Sangiuliano, ha visto ospiti i deputati Enzo Amendola e Andrea Delmastro, la senatrice Stefania Craxi e la sindaca di Assisi Stefania Proietti, in collegamento dall’esterno.

Come ricordato durante il convegno, l’articolo 11 della Costituzione italiana recita: “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”, ma continua: “consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.”

La stessa Costituzione fornisce così un sunto che esplica al meglio la posizione italiana in merito alla guerra, fornendo una chiave di lettura alle posizioni fin qui mantenute. Senz’altro l’obiettivo è quello di raggiungere la pace. Ma allo stesso tempo bisogna ricordare quali sono i ruoli in questa guerra. Chi è l’aggressore e chi l’aggredito e, come affermato dalla senatrice Craxi, si tratta di “un conflitto inaccettabile” perché, ha continuato, “non si può accettare l’invasione di uno stato sovrano”.

Enzo Amendola

Con la crisi energetica che ha colpito in pieno i paesi complicando una situazione già difficile, tra i cittadini si sta diffondendo sempre più l’idea che si stia pagando un prezzo troppo alto per una guerra non nostra.

In merito Amendola ha affermato: “Questo è un attacco all’ordine globale sul suolo europeo, portato avanti da un attore politico che vuole ridiscutere le sfere di influenza. Gli effetti economici su di noi ci sono, ma non sono dovuti al fallimento di un ministro o di un commissario europeo. Sono dovuti a una scelta, che noi riteniamo sciagurata, ma è una scelta che ci riguarda e a questa scelta si risponde.” Ricordando che “la Russia non ha mai voluta essere un attore minore”.

Davanti uno scenario del genere la risposta dell’Italia e dell’Europa non può che essere una: il sostegno a un popolo sovrano che ha il diritto di difendersi. La fornitura di armi non è stata la scelta sconsiderata di qualche incapace, ma un provvedimento preso sulla base dell’articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite. E se c’è una certezza in questa guerra, è che l’Occidente deve rimanere unito, mantenendo una posizione comune e forte. Punto su cui tutti gli ospiti del dibattito sono stati concordi.

In merito alla soluzione del conflitto, invece, i pareri sono diversi. D’altronde se qualcuno avesse avuto la soluzione, il conflitto sarebbe già risolto.

Mentre Amendola ha parlato di “tregua e riapertura dei negoziati” possibili solo con un ritiro della Russia dai territori ucraini, Delmastro lo ritiene un evento impossibile.

Pensando di raggiungere Kyiv in tre giorni, Putin ha fatto un grosso errore di valutazione, impelagandosi in una guerra ben più lunga e dispendiosa, in termini economici e non solo. Ritirarsi ora significherebbe il suo “decesso” politico.
Secondo Delmastro bisogna “studiare con analisti economici, industriali e politici quale sia oggi il rapporto tra Russia e Cina e se si possa incrinare per riguadagnare la Russia alle nostre ragioni. Noi dobbiamo sottrarre quanto più possibile alla Cina. La Russia è una potenza regionale con ambizioni più grandi. Quelle ambizioni credo non si possano più coltivare con la Cina. Se c’è un modo per reingaggiarla è comprendere cosa offrire alla Russia sullo scacchiere internazionale, che vada al di là dell’Ucraina.” E continua: “L’unica soluzione può venire da fuori. Quello è l’asse strategico su cui muoversi per trovare una soluzione che magari recuperi la Russia alle ragioni delle democrazie occidentali sottraendola dall’abbraccio che lei sa essere mortale della Cina”

Di tutt’altro parere, invece, la senatrice Craxi che ha detto: “Molti di noi si sono illusi negli anni di coinvolgere la Russia in un più serrato dialogo con l’Europa. Adesso dobbiamo dire che è stato un fallimento. Per anni l’Europa non si è nemmeno accorta di cosa stava succedendo. Ricordo che Putin ha iniziato con la crisi georgiana e la Crimea. È una storia che inizia da lontano in cui l’Occidente semplicemente si è voltato dall’altra parte. Io penso che nel prossimo futuro i nostri rapporti con la Russia più che alla collaborazione saranno improntati alla deterrenza. La pace disarmata sta nel campo dell’ideale, la pace armata e organizzata sta nel campo del reale”. Aggiungendo: “Non sono pronta per il Nobel quindi non so indicare oggi una strada, che mi sembra molto stretta, però una cosa mi è chiara: la pace sarà quella che deciderà il popolo ucraino”.

Nataliya Bolboka