Consumi e inflazione: sono le famiglie a pagare di più

Vanessa Pompili
26/03/2024
Tempo di lettura: 3 minuti
Soldi

Nel 2023 sono i beni di largo consumo, per lo più generi alimentari, che più di tutti hanno risentito dell’incremento dell’inflazione. A dirlo è l’86% dei responsabili di acquisto, come evidenzia un’indagine effettuata nel mese di dicembre da NielsenIQ-Ismea, che ha considerato un campione rappresentativo di 3mila famiglie italiane. La spinta inflattiva ha interessato soprattutto le famiglie italiane, limitandone la capacità di acquisto.

Nel vortice dei rincari sono finiti anche altri capitoli del bilancio familiare, a detta degli intervistati, in particolare abitazione e fuori casa (bar, ristoranti e pizzerie), mentre l’impatto del caro-vita è stato più mite, nella percezione dei consumatori, su abbigliamento, trasporti, farmaceutico e strutture ricettive.

L’aumento medio nel carrello della spesa percepito dalle famiglie è stato di quasi l’11% nel 2023. Ma i prezzi di febbraio più freddi, come certificano i dati Istat sull’inflazione alimentare al +3,8% contro il 5,8% di gennaio, aprono prospettive migliori anche sul fronte dei consumi.  Un segnale importante è anche il ritorno della leva promozionale che sta aumentando in termini di incidenza sulle vendite grocery della grande distribuzione.

Tornando alla fotografia di fine anno, i maggiori rincari, basandosi ancora sulle risposte degli intervistati, si sono avuti nei reparti ortofrutta e oli di oliva, seguiti da formaggi, pesce fresco, pasta e carni rosse. Se pressoché tutte le famiglie italiane riconoscono nel largo consumo il settore maggiormente soggetto agli aumenti di prezzo, di contro, poche di loro si sono dichiarate disposte a fare rinunce nei prossimi mesi su questa voce di spesa. Tra le strategie per cercare di limitare l’impatto sullo scontrino finale, le più adottate sono state la razionalizzazione della spesa, mediante tagli al superfluo e massimizzazione del rapporto qualità/prezzo, e la preferenza accordata agli ipermercati per usufruire di promozioni, mentre relativamente meno utilizzate sono state le strategie di downgrading qualitativo del carrello o di diminuzione della frequenza/quantità degli acquisti.

Al netto della variabile prezzo, la provenienza della materia prima è l’aspetto a cui si presta maggiore attenzione: indicato da quasi il 40% degli intervistati supera anche il fattore gusto, che a sua volta stacca la marca e le certificazioni di qualità e sostenibilità. Relativamente alle diverse merceologie, frutta, verdura, pasta, olio extra vergine di oliva sono i prodotti il cui consumo risulta meno comprimibile pur in presenza di rincari avvertiti come elevati. Il consumatore non è disposto a rinunciare neanche alle carni bianche, al latte e alle uova, mentre le altre proteine animali (con battute di cassa che possono essere più importanti) come formaggi, pesce, carne rossa e salumi, oltre al vino, sono state invece indicate come categorie più sacrificabili.   

Anche l’Istat nel suo Report 2023 “Stime preliminari povertà assoluta e spese per consumi” parla di una crescita della spesa media mensile in termini correnti del 3,9% rispetto all’anno precedente (2022). In termini reali invece si riduce dell’1,8% per effetto dell’inflazione (+5,9% la variazione su base annua dell’indice armonizzato dei prezzi al consumo), senza particolari differenze tra le famiglie più o meno abbienti. Sempre secondo le stime preliminari, nel 2023, le famiglie in povertà assoluta si attestano all’8,5% del totale delle famiglie residenti (erano l’8,3% nel 2022), corrispondenti a circa 5,7 milioni di individui (9,8%; quota pressoché stabile rispetto al 9,7% del 2022). Invariata anche l’intensità della povertà assoluta a livello nazionale (18,2%). L’incidenza di povertà assoluta è stabile all’8,2% tra le famiglie con persona di riferimento occupata (interessando oltre 1 milione 100mila famiglie in totale). Da segnalare, però, un peggioramento rispetto al 2022 della condizione delle famiglie con persona di riferimento lavoratore dipendente: l’incidenza raggiunge il 9,1%, dall’8,3% del 2022, riguardando oltre 944 mila famiglie.

Vanessa Pompili