Conflitto russo-ucraino, il rischio dell’escalation

Domenico Mamone
08/04/2024
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L’attacco al Crocus City Hall di Mosca, con il bilancio provvisorio di 140 morti, ha gettato ulteriore benzina sul fuoco del conflitto russo-ucraino. Le difficoltà ucraine sul campo nelle ultime settimane, a causa della penuria di armamenti e degli ormai scarsi rifornimenti da parte occidentale, potrebbero costituire una possibile lettura dei nuovi preoccupanti scenari. Perché un attentato di tali proporzioni non è certo affrancabile dallo scenario bellico in corso: lo scopo è presumibilmente quello di alimentare l’escalation.

Il ministro della Difesa italiano, Guido Crosetto, rispondendo alla Camera ad un’interrogazione del Movimento 5 stelle sulla vendita di materiali di armamento all’Ucraina, ha reso noto che il valore delle esportazioni autorizzate verso Kiev nel solo 2023 ha raggiunto 417 milioni di euro. Un dato emblematico di come la guerra sia soprattutto business per l’industria delle armi, tra i principali comparti produttivi al mondo.

Il rischio è che l’espansione russa nel Donbass e in altre regioni dell’Ucraina, che sta avvenendo con maggiore facilità rispetto al passato anche per l’utilizzo di nuove armi più sofisticate, possa generare una reazione diretta da parte della Nato. Macron, su questo punto, è stato chiaro, prendendo in considerazione l’ipotesi di truppe occidentali nel conflitto. A quel punto la situazione rischierebbe davvero di precipitare.

“La vera scelta non è tra nonviolenza e violenza ma tra nonviolenza e non esistenza. Se non riusciremo a vivere come fratelli moriremo tutti come stupidi”. Lo ha detto Martin Luther King.

Domenico Mamone