Casa dei Cini: il vino è una tradizione di famiglia

Vanessa Pompili
22/11/2022
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Due agronomi, di cui uno anche enologo, due fratelli e 50 ettari di terreno a disposizione nella provincia perugina. È la storia dell’azienda agricola Casa dei Cini, fondata nel 2005 da Riccardo e Clelia Cini a Vocabolo Petroso, località del comune di Piegaro, Perugia. Entrambi laureati presso la Facoltà di Agraria, rispettivamente in Scienze Agrarie ed Ambientali e in Viticoltura ed Enologia, decidono di proseguire la tradizione familiare per trasformarla con passione in una vera e propria realtà aziendale, rimanendo a stretto contatto con la natura ed i terreni.

La famiglia Cini abita a Vocabolo Petroso dalla fine del 1700. Già nonno Bonaventura con i poderi di Petroso, Vergnola e Casalino produceva del buon olio e del buon vino che vendeva sfuso in damigiane alle botteghe nei paesi limitrofi. Negli anni ’70 il testimone passa al figlio Aristide, che aumenta le superfici agricole e inizia la meccanizzazione dell’azienda. Questo processo di ampliamento e modernizzazione viene poi incrementato con l’arrivo della moglie Adriana Fratini.

Ai possedimenti agricoli si aggiunge il podere Borgonovo, i cui terreni negli anni ‘90 e 2000 vengono convertiti da seminativi a vigneti ed oliveti, sfruttando la ottima natura ed esposizione del terreno. I vigneti confinano con i boschi e si appoggiano sulle dolci colline della Valnestore.

Sono Aristide e Adriana a trasmettere ai figli, Riccardo e Clelia, la passione e il rispetto per il lavoro di campagna.

Così nel 2005 i due fratelli Cini decidono di gettarsi anima e corpo nell’azienda di famiglia, aggiungendo qualcosa di loro.

Modernizzano ulteriormente gli impianti, coltivando nuove vigne. Cercano però di non perdere il contatto con il passato.  La maggior parte dei vigneti sono progettati da Riccardo con il cosiddetto “taglio in vigna”, ovvero ogni vigna, che corrisponde ad un vino, presenta già in percentuale i vari uvaggi cosicchè in fase di vendemmia, non serve altro che raccogliere le diverse uve che caratterizzano ogni vino e vinificarle insieme, così come faceva nonno Bonaventura.

“Prima di tutto viene il rispetto dell’ambiente nel quale lavoriamo – sottolineano Riccardo e Clelia. “Concentriamo maggiormente il lavoro in vigna che, esclusi i trattamenti di rame e zolfo e il taglio dell’erba, viene svolto per lo più manualmente al fine di preservare la qualità delle uve. Nei primi anni di produzione abbiamo affinato le nostre tecniche che ci permettono di offrire oggi dei prodotti che sfruttano il potenziale qualitativo delle nostre terre”.

L’azienda viene gestita interamente secondo il disciplinare che regola l’agricoltura biologica, consentendo di acquisire nel 2014 anche la certificazione Bio per la cantina. Nel 2015 nasce la collaborazione tra l’azienda agricola e il noto fumettista umbro Sualzo a cui viene affidata la realizzazione delle etichette delle bottiglie di vino.

Borgonovo Vino Rosso IGT Umbria – L’uvaggio è all’ 85 per cento di Cabernet Sauvignon e la restante parte Sangiovese e Ciliegiolo. Il vigneto Borgonovo, come gli altri, è totalmente inerbito e gestito in biologico. Le uve, dopo la raccolta, seguono la fermentazione: le bucce macerano nel mosto finché questo non esaurisce tutti gli zuccheri, dopodiché il vino Borgonovo riposa due anni in botte grande di legno e un altro anno in affinamento nella bottiglia.

Quattroa’ Vino Rosso IGT Umbria Biologico – L’uvaggio è all’ 55 per cento Sangiovese (più cloni), 30 per cento Ciliegiolo, 8 per cento Canaiolo Nero e 7per cento Aleatico. Le uve, dopo la raccolta, seguono la fermentazione: le bucce macerano nel mosto per circa cinque-sei giorni, dopo la massa viene pressata e il mosto finisce la fermentazione in bianco (sempre in acciaio) sosta un anno e poi la si imbottiglia.

Malandrino Vino Rosso IGT Umbria – L’uvaggio è all’ 65 per cento Ciliegiolo, 20 per cento Aleatico, 10 per cento Foglia Tonda, 5 per cento Malvasia. Il Malandrino viene potato a Guyot ed in estate vengono fatte delle defogliazioni manuali per migliorare la composizione dell’uva. Il vigneto Malandrino, come gli altri, è totalmente inerbito e gestito in biologico. Le uve dopo la raccolta, seguono la fermentazione: la macerazione dura due giorni in acciaio, segue una pressatura soffice e la fermentazione prosegue in bianco. Viene imbottigliato a dicembre (svolta anche la malolattica).

Filara Vino Bianco IGT Umbria Biologico – L’uvaggio è al 70 per cento Grechetto G5 e 30 per cento Manzoni bianco. Le uve dopo la raccolta, seguono la fermentazione, in bianco e poi affinate in acciaio per sei-otto mesi. Poi viene imbottigliato.

Ventù Vino Rosato IGT Umbria Biologico – Il primo rosato è stato realizzato nel 2019 con uve di Sangiovese 50 per cento e Sagrantino al 50 per cento. Il vigneto è stato ricovertito in Guyot nel 2017, con gestione delle file inerbite.

Dal 2017 Casa dei Cini parte con un nuovo impianto di quasi due ettari dedicati all’uva Dolciame, vitigno a bacca bianca tipo dell’Umbria, molto utilizzato per la base dei vinsanti. Un progetto di recupero di un antico vitigno quasi del tutto scomparso nella regione. Il Dolciame è un cugino del Trebbiano, con un grappolo compatto cilindrico e una buccia molto spessa. Riccardo e Clelia, con l’aiuto dell’Università di Agraria di Perugia e di un mastro innestino, sono partiti con sole cinque viti e ogni anno dai tralci di queste piante madri, innestano altre viti direttamente in campo.

Vanessa Pompili