800 mld il prezzo della crisi energetica per l’Ue

Nataliya Bolboka
15/02/2023
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Gas

Quasi 800 miliardi di euro, questo è il prezzo che gli Stati europei hanno pagato per far fronte alla crisi energetica. I ricercatori del think tank Bruegel di Bruxelles hanno analizzato gli stanziamenti nazionali dei 27 Paesi dell’Unione europea, del Regno Unito e della Norvegia da settembre 2021 allo scorso gennaio.

Per l’esattezza, gli Stati membri hanno speso un totale di 681 miliardi di euro,  cui si sommano i 103 miliardi stanziati dalla Gran Bretagna ed altri 8 miliardi dalla Norvegia. Le spese maggiori sono state sostenute dalla Germania, che ha raggiunto da sola oltre un terzo dell’intera cifra, stanziando 264,6 miliardi, pari al 7,4 per cento del Pil. Seguono l’Inghilterra con 103,3 miliardi (3,8 per cento del Pil), l’Italia con 92,7 miliardi (5,2 per cento del Pil) e la Francia con 92,1 miliardi (3,7 per cento del Pil).

I Paesi in cui gli aiuti hanno pesato maggiormente sul Pil sono la Slovacchia, dove i costi per la crisi energetica hanno raggiunto il 9,3 per cento del Pil, la Germania, con il già citato 7,4 per cento, e Malta, con il 7,1 per cento. La Finlandia, invece, ha stanziato la quota più bassa con lo 0,6 per cento del Pil (pari a 1,4 mld di euro).

Le somme stanziate per fronteggiare la crisi energetica superano così anche quelle della pandemia, che ammontavano a 750 miliardi. Tali costi ovviamente non sono sostenibili nel lungo periodo, soprattutto considerando che le somme sono state utilizzate principalmente per misure di sussidio.
Giovanni Sgaravatti, analista di Bruegel ha dichiarato: “Invece di misure che sono sussidi di fatto ai combustibili fossili, i governi dovrebbero ora promuovere più politiche di sostegno al reddito mirate alle fasce di reddito più basse della popolazione e ai settori strategici dell’economia”, riporta Il Fatto Quotidiano.

Nataliya Bolboka