Zootecnia, convegno su biosicurezza e trasporti

Giampiero Castellotti
03/04/2023
Tempo di lettura: 3 minuti
Biosicurezza

Dal Covid all’influenza aviaria, come da altre patologie, abbiamo purtroppo imparato che le contaminazioni sono all’ordine del giorno, spesso favorite dai movimenti di persone e cose tra cui i mezzi di trasporto che, viaggiando tra aziende diverse, possono essere causa di contaminazioni crociate.

“La salute animale, la biosicurezza della filiera e la sicurezza alimentare sono i pilastri da cui si dipanerà il convegno che si terrà a Cremona il 7 giugno prossimo (programma) – spiega Mark Beghian, AD di Unitec Hub One Health – e non è un caso che la data coincida con la Giornata Mondiale sulla Sicurezza Alimentare.  L’evento, organizzato in collaborazione con Cid Lines An Ecolab Company, sarà un’occasione per fornire a tutti i soggetti coinvolti nella produzione, nella macellazione, nella trasformazione e nella distribuzione risposte non definitive ma soluzioni pratiche con l’obiettivo di incoraggiare un confronto tra tutti gli anelli della filiera e possibilmente individuare strategie di prevenzione efficaci nella delicata fase di trasporto di animali e/o prodotti derivati. I mezzi di trasporto e le attrezzature collegate costituiscono purtroppo l’anello più debole e critico della filiera. Ecco perché occorre intervenire con maggiore efficacia lungo l’intero processo che oltre alla fase di carico/scarico di animali in allevamento coinvolge la macellazione e la trasformazione delle derrate alimentari. Igiene e disinfezione dei mezzi di trasporto, oltre a essere previste sia dal quadro normativo europeo che dall’ordinamento nazionale, sono procedure monitorate agli effetti della categorizzazione del gradiente di rischio di un allevamento. Le  cosiddette buone prassi alla cancellata – suggerisce Beghian – sono quindi fondamentali per mitigare il rischio di introdurre in azienda e/o di diffondere nel comprensorio agenti patogeni tramite veicoli contaminati. A tal fine, il complemento funzionale è una postazione controllata in entrata e uscita dall’allevamento costituita da un presidio stabile di profilassi igienico-sanitaria degli automezzi, ovvero il varco di biosicurezza”.

“Spesso una scarsa o non appropriata pulizia anche all’interno della cabina dei camion destinati al trasporto può rivelarsi un pericoloso serbatoio di patogeni in grado di contaminare il carico – puntualizza Giancarlo Belluzzi, medico veterinario e chairman del convegno del 7 giugno prossimo. “Oggi il benessere animale, la sanità del bestiame e la biosicurezza costituiscono i capisaldi della sicurezza alimentare.  Riguardo l’aspetto legato al benessere animale il quadro normativo nazionale ed europeo prevede regole molto stringenti sulla durata e sulla lunghezza del percorso, sulle condizioni del trasporto che deve garantire agli animali un adeguato approvvigionamento idrico, sulla corretta ventilazione e sugli spazi appropriati sia all’interno dell’automezzo che nelle stalle di sosta dove vengono ricoverati gli animali al termine del viaggio.  È invece sul fronte della biosicurezza che c’è ancora molto da fare, perché troppo spesso le disattenzioni e anche un certo livello di superficialità rischiano di creare le condizioni ottimali per favorire la diffusione dei patogeni. La gran parte degli allevatori di qualsiasi specie  allevata ha ben presente questa drammatica eventualità e sono sempre più numerosi quelli che per scongiurare qualsiasi rischio di contaminazione proveniente da automezzi non ben disinfettati offrono o pretendono rampe di carico in collegamento tra allevamento e automezzi, impedendo a questi ultimi l’ingresso nell’area aziendale. Oggi il consumatore chiede informazioni chiare e trasparenti sia sulle condizioni di vita degli animali sia sui trattamenti sanitari a cui possono essere sottoposti – conclude Belluzzi – Il comparto agroalimentare sta rispondendo al meglio ma non è ancora sufficiente. La recente pandemia da Covid 19 ci ha fatto capire l’importanza della biosicurezza e le epidemie che purtroppo ancora periodicamente colpiscono determinati settori zootecnici dimostrano che la strada da fare è ancora lunga: ma gli strumenti da adottare ci sono e se ben utilizzati possono dimostrare tutta la loro efficacia”.

Giampiero Castellotti