
“Siamo assistendo a una crisi della professione docente. In tutto l’Occidente, nei Paesi Ocse, fare l’insegnante è diventato sempre meno attrattivo per i giovani. È un aspetto che mi viene costantemente confermato in tutti i vertici internazionali a cui partecipo: il G7 in Giappone, il G20 in India, ma anche durante il confronto con gli altri Paesi europei a Bruxelles. Questo è una realtà drammatica, anche in Italia”.
A lanciare l’allarme è il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara, nel corso della presentazione del Rapporto Ocse “Education at a Glance 2023” (Uno sguardo sull’istruzione 2023), tenutosi martedì 12 settembre, presso la sala Aldo Moro del dicastero che presiede.
La presentazione dei dati è stata affidata a Tia Loukkola, direttrice del Centro per la ricerca educativa e l’innovazione dell’Ocse. A moderare l’evento invece è stato Roberto Ricci, presidente Invalsi.
L’emergenza sottolineata dal ministro trova altresì conferma nelle notizie riportate dai maggiori quotidiani italiani. Emblematica è la situazione che si riscontra a Roma, dove a pochi giorni dalla riapertura delle scuole capitoline e della provincia, mancano all’appello ben 9mila insegnanti, mentre sono tremila le cattedre vuote nei territori di Rieti, Viterbo e Frosinone (fonte: “Corriere della Sera”).A scarseggiare sono soprattutto i docenti di scienze, tecnologia e matematica.
Di qualche giorno fa l’articolo apparso su “la Repubblica” che racconta di una scuola romana, l’Istituto tecnico agrario Emilio Sereni, con sede centrale a Ponte di Nona e succursale alla Bufalotta, dove c’è “un buco” di 75 insegnanti, un quarto rispetto al totale dell’organico necessario.
Come rilevato dal Rapporto Ocse, tra i motivi da ricercare che spiegano questa carenza di figure educative c’è sicuramente il basso livello di remunerazione della professione. In molti Paesi dell’Ocse gli stipendi effettivi dei docenti della scuola secondaria inferiore sono del 9 per cento minori rispetto a quelli dei lavoratori con un livello di istruzione terziaria. Questo divario supera addirittura il 30 per cento in altri Paesi.

Il Rapporto, oltre la scarsa competitività dei salari, individua anche un’altra importante criticità legata all’insegnamento, che è poi una conseguenza del poco appeal del lavoro di docente, ovvero quello del mancato ricambio generazionale. In Italia gli insegnanti tendono infatti ad avere un’età avanzata. Il 60 per cento del personale docente della scuola secondaria superiore ha 50 anni o più, mentre la media dell’Ocse è solo del 40 per cento.
Importante investire nell’istruzione. L’Italia invece impiega, dal livello primario a quello terziario, solo il 4,2 per cento del suo Pil, dato inferiore alla media dell’Ocse che è del 5,1 per cento.
Secondo il ministro, la bassa crescita salariale è anche accompagnata da una perdita di prestigio sociale.
“La grande sfida del futuro è ridare autorevolezza, ridare prestigio sociale all’insegnamento – ha dichiarato Valditara – per rendere sempre più attraente questa professione. Quella del docente è il lavoro più bello del mondo che ci permette di formare le nuove generazioni e di dare un futuro ai giovani attraverso l’insegnamento”.