Un Superbonus da rivedere

Domenico Mamone
19/02/2022
Tempo di lettura: 3 minuti
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Seppur animato dalle buone intenzioni di rilanciare il comparto dell’edilizia, specie in questa fase pandemica, in realtà il Superbonus sta alterando il mercato e producendo danni non proprio irrilevanti per la comunità.

La prima conseguenza, la più evidente, è l’enorme, smisurata, ingiustificata crescita dei prezzi: rispetto ad appena due anni fa, siamo anche a quattro-cinque volte di più. L’esito è la netta riduzione della convenienza per il beneficiario, a causa in particolare dei costi fissi: alla fine della partita, il risparmio reale può essere mediamente quantizzato in un 30 per cento.

Un secondo aspetto è la discesa in campo di tante aziende improvvisate, che si sono lanciate nel business: lavori fatti male non solo determinano danni permanenti ed annullano l’apporto ecologico dell’operazione, ma richiedono costosi interventi correttivi. A questo tema è legata anche la sicurezza sul lavoro, che va di pari passo con la scarsa professionalità di imprese raffazzonate.

Un terzo aspetto riguarda la difficoltà a reperire ponteggi e materiali a causa dell’enorme richiesta, per cui i tempi delle realizzazioni si allungano e molti lavori rischiano di fermarsi.

Poi c’è il capitolo del malaffare, che sta emergendo in questi giorni in tutta la sua gravità: tra Superbonus e altre agevolazioni, sono finora spariti dalle casse dello Stato ben quattro miliardi e 400 milioni di euro. Ma questa cifra è destinata a crescere visto che al 31 dicembre le cessioni comunicate attraverso la piattaforma telematica sono state pari a 4,8 milioni per un controvalore di 38,4 miliardi di euro, come evidenziato dal direttore dell’Agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini.

Sul Corriere della Sera, Fiorenza Sarzanini ha raccolto alcuni casi eclatanti: un ospite di una comunità per tossicodipendenti che s’è improvvisato procacciatore d’affari per cedere crediti fittizi, con soldi trasferiti su un conto corrente sloveno; l’organizzazione riminese che creando false società ha frodato quasi 300 milioni di euro, investiti in lingotti d’oro e criptovalute; il consorzio di 21 imprese con un solo dipendente sotto inchiesta da parte della procura di Napoli per una presunta truffa da 100 milioni di euro.

Guai anche per chi ha accettato la cessione del credito da organismi improvvisati: obbligo di “sanare” la posizione per non apparire come soggetti che hanno già fruito dei bonus.

Ha ragione il ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, che in un’intervista al Corriere della Sera denuncia non solo come tutti questi soldi sull’edilizia stiano drogando un settore in cui l’offerta di imprese e manodopera è limitata, ma facendo salire i prezzi, stiamo contribuendo a far crescere l’inflazione.

Del resto la politica dei bonus è stata spesso fallimentare e, nel piccolo, il bonus per le bici aveva procurato lo stesso effetto, cioè la vertiginosa salita dei prezzi delle due ruote.

Cosa ben diversa sarebbe, anziché gettare soldi nel pozzo, sostenere le aziende che operano da anni nel proprio settore e soprattutto rilanciare una politica industriale in Italia, realtà che manca ormai da decenni, tenendo sempre presente i rapidi mutamenti degli scenari economici.

Domenico Mamone