Ue: ok dal Parlamento sulla trasparenza retributiva

Vanessa Pompili
06/04/2023
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Approvate dal Parlamento europeo nuove misure che impongono una retribuzione equa rispetto al genere, sia nel settore privato che in quello pubblico.

Passano in via definitiva con 427 voti favorevoli, 79 contrari e 76 astensioni, le nuove regole che mirano a contrastare il divario retributivo tra i generi (gender pay gap). La legislazione appena convalidata impone che le retribuzioni siano basate su criteri neutrali rispetto al genere, in ogni settore. Si prevede l’introduzione di sistemi di valutazione o classificazione professionale neutri sotto il profilo del genere, così come dovranno esserlo gli avvisi di posto vacante e la denominazione delle posizioni lavorative. Anche i processi di assunzione dovranno essere condotti in modo non discriminatorio.

I Paesi Ue avranno l’obbligo di introdurre sanzioni efficaci, proporzionate e dissuasive, ad esempio ammende, per i datori di lavoro che non rispettano le regole. Un lavoratore o una lavoratrice che abbia subito un danno a seguito di una violazione delle norme avrà il diritto di chiedere un risarcimento. Per la prima volta, sono stati inclusi nell’ambito di applicazione delle nuove norme la discriminazione intersezionale e i diritti delle persone non binarie.

Vietato il segreto salariale. Le norme stabiliscono che i lavoratori e i loro rappresentanti abbiano il diritto di ricevere informazioni chiare ed esaurienti sui livelli retributivi individuali e medi, suddivisi per genere. Non dovranno esserci clausole contrattuali che impediscano ai lavoratori di divulgare informazioni sulla loro retribuzione o di chiedere informazioni in merito ad essa o alla retribuzione di altre categorie di lavoratori.

Infine, per quanto riguarda le questioni relative alla retribuzione, l’onere della prova passerà dal lavoratore al datore di lavoro. Se un lavoratore ritiene che il principio della parità di retribuzione non sia stato applicato e porta il caso in tribunale, la legislazione nazionale dovrà obbligare il datore di lavoro a dimostrare che non c’è stata discriminazione.

Il principio della parità di retribuzione è sancito dall’articolo 157 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea. Nonostante ciò, in tutta l’Ue il divario retributivo di genere persiste e si attesta intorno al 13 per cento, con notevoli differenze tra i Paesi membri. Negli ultimi dieci anni è diminuito solo in minima misura.

Il Consiglio dovrà approvare formalmente l’accordo prima che il testo sia varato e pubblicato nella Gazzetta ufficiale dell’Unione europea. Le nuove regole entreranno in vigore venti giorni dopo la loro pubblicazione.

Vanessa Pompili