Ue: il 46% del miele importato è sospetto

Vanessa Pompili
24/03/2023
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Un’azione coordinata dell’Ue ha rivelato che il 46 per cento del miele importato nel Vecchio Continente non rispetta le disposizioni della “Direttiva Miele”. Un tasso notevolmente superiore a quello del 14 per cento registrato nel 2015-17. Secondo la legislazione dell’Ue, il miele contiene naturalmente zuccheri e deve rimanere puro, quindi non possono essere aggiunti altri ingredienti. L’adulterazione si verifica quando elementi come acqua o sciroppi di zucchero poco costosi vengono aggiunti artificialmente per aumentare il volume del miele.

L’azione denominata “Dall’alveare”, partita nel 2021 per valutare la prevalenza sul mercato del miele adulterato con zuccheri è stata guidata dalla Direzione generale per la Salute e la Sicurezza alimentare (DG SANTE) della Commissione europea, insieme alle autorità nazionali di 18 paesi che fanno parte della rete dell’Ue contro le frodi alimentari, all’Ufficio europeo per la lotta antifrode (OLAF) e al Centro comune di ricerca (CCR) della Commissione europea.

Analizzandone la provenienza, il numero assoluto più alto di partite sospette arriva dalla Cina (74 per cento), anche se il miele della Turchia presenta la percentuale relativa più alta di campioni sospetti (93 per cento). Il miele importato dal Regno Unito ha un tasso di sospetto ancora più elevato (100 per cento), probabilmente a causa del miele prodotto in altri paesi e ulteriormente miscelato nel Regno Unito prima della sua riesportazione nell’Ue.

Un ulteriore dato allarmante è che più della metà (57 per cento) degli operatori che ha esportato partite di miele sospette, sono adulterate con zuccheri estranei e più del 60 per cento (66) degli operatori ha importato almeno una partita sospetta.

Ad oggi, sono 44 gli operatori dell’Ue indagati e sette sono stati sanzionati. Le indagini forensi condotte dagli Stati membri e dall’OLAF sulla base di ispezioni in loco, campionamento e attento esame di computer e tabulati telefonici hanno dimostrato la complicità tra esportatori e importatori e le seguenti pratiche illecite:

  • uso di sciroppi di zucchero per adulterare il miele e abbassarne il prezzo, sia nei paesi extra UE che sul territorio UE
  • analisi in laboratori accreditati per adattare le miscele miele/zucchero per eludere eventuali rilevamenti da parte di clienti e autorità ufficiali prima delle operazioni di importazione
  • uso di additivi e coloranti per adulterare la vera origine botanica del miele
  • mascherare la vera origine geografica del miele falsificando informazioni sulla tracciabilità e rimuovendo i pollini.

In conclusione, fanno sapere dall’Ue “vi è il forte sospetto che gran parte del miele importato da paesi extra Ue e ritenuto sospetto dal JRC di essere adulterato rimanga presente e non rilevato sul mercato dell’Ue”.

Vanessa Pompili