Terremoto Siria-Turchia, continuano i soccorsi ma la situazione è critica

Nataliya Bolboka
09/02/2023
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A tre giorni dal violento terremoto che ha colpito Siria e Turchia sono oltre 19mila le vittime, numero che sale di ora in ora. Il sisma, la cui scossa più forte ha raggiunto 7.8 di magnitudo, ha causato uno squarcio di 300 chilometri lungo la faglia Est Anatolica. Continuano le ricerche sotto le macerie, sperando di trovare ancora dei sopravvissuti, ma questa possibilità diventa sempre più remota, mentre le scosse di assestamento, che fino ad ora sono state quasi 650, complicano le operazioni di salvataggio.

Intanto nel nord della Siria, la zona colpita dal terremoto è isolata, rendendo difficili i soccorsi agli sfollati. Questa devastante tragedia va così a peggiorare una situazione già critica, soprattutto nel nord-ovest del paese, colpito da guerra, Covid, povertà, fame e freddo. Qui il 65 per cento delle infrastrutture era già stato devastato dalla guerra.

Jens Laerke, portavoce di Martin Griffiths, vicesegretario generale dell’Onu per gli Affari umanitari e coordinatore delle operazioni di emergenza, ha dichiarato al Foglio Quotidiano: “Il sisma ha interessato una zona dove vivevano già oltre 4 milioni di persone, soprattutto donne e bambini, che dipendevano totalmente dall’assistenza umanitaria. Continuando: “Stiamo facendo il possibile, ma le organizzazioni umanitarie che collaborano con noi nella zona hanno riferito che i loro uffici e magazzini sono stati danneggiati e che gli ospedali sono sovraffollati. C’è necessità urgente di tende, lenzuola, combustibili, stufe e tendoni in plastica”.

Gli aiuti intanto possono transitare solo attraverso il valico di Bab al Hawa, dopo che la Russia ha posto il veto al Consiglio di sicurezza all’Onu, determinando la chiusura degli altri valichi.  L’unica opzione, dunque, è passare attraverso il regime. Ciò permetterebbe ad Assad di decidere verso quali zone dirigere gli aiuti e trarre profitto dalla tragedia. L’Onu, riporta l’Ansa, lancia un appello: gli aiuti “non devono essere politicizzati”.

Nataliya Bolboka