Spesa pubblica alle stelle

Nataliya Bolboka
13/03/2023
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La spesa pubblica non è mai stata così alta. Superati i mille miliardi nel 2022, la Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza prevede un’ulteriore aumento nei prossimi anni.

Come riporta la Repubblica, nel 2019 la spesa pubblica era di 870 miliardi, in seguito alla pandemia e con lo scoppio della guerra russo-ucraina, ha raggiunto nel 2022 i 1.029 miliardi. Per quest’anno il Nadef stima una spesa di 1.052 miliardi, che nel 2024 salirà a 1.063 miliardi, per raggiungere quota 1.089 miliardi nel 2025.

La vertiginosa crescita della spesa pubblica è dovuta da una parte a voci come pensioni o interessi sul debito pubblico, che continuano a salire ma che difficilmente possono essere ridotte, o la spesa sanitaria che rappresenta la seconda voce più onerose, su cui vengono continuamente applicati dei tagli dalle conseguenze sempre più tragiche per il sistema sanitario nazionale. Infine vi sono voci come le misure attuate per far fronte alle difficoltà economiche dovute a guerra e pandemia.

Bonus e incentivi erogati negli ultimi anni, alcuni dei quali legati a fatti contingenti, come i contributi a fondo perduto per aiutare le aziende in difficoltà durante la fase più acuta dell’emergenza, che quindi non peseranno sulla spesa futura. Altri, invece, sono ancora in essere, come per esempio gli aiuti per calmierare i costi del gas. Nonostante il calo dei prezzi, infatti, la misura deve essere in parte mantenuta per evitare ulteriori rialzi. A queste si aggiungono detrazioni e deduzioni fiscali, che con oltre 600 voci, valgono in totale 165 miliardi.

In merito alla spesa pubblica l’economista e commissario straordinario per la spending review, Carlo Cottarelli, ha spiegato: “A parte gli interessi la spesa pubblica è fatta essenzialmente di tre cose: lo Stato acquirente, che compra beni e servizi, lo Stato come datore di lavoro che paga gli stipendi ai dipendenti pubblici e, infine, lo Stato che stacca assegni”. Per le prime due aree si può pensare a interventi di efficientamento a parità di servizi erogati, scrive la Repubblica, ma per la terza “bisogna scegliere con precisione quali sono le priorità, cioè a chi dare i soldi”, conclude l’economista.

Nataliya Bolboka