Sostenibilità, la chiave per opportunità di business aziendale

Redazione
02/05/2023
Tempo di lettura: 5 minuti
Azienda

L’Europa accelera sulla sostenibilità. Ma lo fa con un numero e una sovrapposizione di nuove normative ESG tali da confondere anche le più volonterose tra le piccole e medie imprese.

Tassonomia Ue, Sustainable finance disclosure regulation (Sfdr), Corporate Sustainability Reporting Directive (Csrd), Corporate sustainability due diligence directive (Csddd). Già solo a leggere i titoli delle regolamentazioni, per lo più ancora da recepire negli ordinamenti nazionali, ci si scontra con un’idea di burocrazia che aumenta. Con una coincidenza temporale che vede nel 2023 il suo zenith.

La sostenibilità è molto altro che burocrazia e le imprese – specialmente quelle giovani e in ascesa, come le startup – dovrebbero viverla non come obbligo, ma come opportunità. Il tema è che, però, al di là dei proclami, c’è la vita vera delle aziende italiane – in maggioranza medie, piccole e micro – che spesso arrancano di fronte a queste novità dirompenti.

Guardando con maggior dettaglio ai principali nuovi interventi legislativi, che portano con sé anche una serie di dilemmi interpretativi per chi è coinvolto, il caos è palpabile. Qualche esempio chiarisce il punto. La Tassonomia, che avrebbe dovuto specificare come si attuano in concreto gli obiettivi di sostenibilità ambientale e sociale all’interno delle aziende, pur essendo in vigore da inizio 2022 (e da applicare gradualmente entro il 2024) è tutt’altro che trasparente. Ad oggi solo per due obiettivi ambientali sui sei sono state pubblicate le linee guida da attuare in azienda. E mancano del tutto all’appello indicazioni sulla presenza delle imprese sui social networks.

Anche per quanto riguarda la Sfdr, la normativa europea sull’informativa di sostenibilità nel settore dei servizi finanziari entrata in vigore a gennaio 2023, la confusione regna sovrana, tanto che a ottobre le autorità europee di vigilanza hanno sollevato presso la Commissione dubbi sulla stessa definizione di investimento sostenibile e sulle caratteristiche che deve avere un’attività economica perché si possa affermare che contribuisca a obiettivi sociali e ambientali, secondo la definizione regolamentare.

C’è abbastanza carne al fuoco per comprendere lo sgomento degli imprenditori e il fatto che in molti casi ragionino in termini di obbligo. Ma è anche innegabile che la sostenibilità apra moltissime opportunità potenziali, e chi, come noi di Doorway, si occupa di accompagnare le imprese nella crescita e nello sviluppo lo sa bene, e cerca ogni giorno di trasferire questa consapevolezza alle startup che segue e in cui crede. Vediamo i tre vantaggi principali:

1. Si ampliano le occasioni di business perché aumenta la possibilità di entrare in diverse catene di fornitura “sostenibili”: al contrario, i capofiliera sempre più dovranno escludere quelle aziende che, per quanto eccellenti sul fronte produttivo o tecnologico, non sono compliant.

2. Le next generations sono naturalmente orientate verso acquisti sostenibili: sono disposte a pagare di più per prodotti e servizi che rispettino ambiente e società e prediligono di lavorare in aziende che facciano della sostenibilità concreta una bandiera.

3. Le aziende che rispettano i criteri ESG sono privilegiate anche sul fronte dell’attrazione di capitali: anche in questo caso per una ragione molto concreta, ovvero che la sostenibilità a tutto tondo è elemento di resilienza, misurato da diverse analisi e studi accreditati.

La diffusione di una cultura della sostenibilità è la chiave per fare breccia nelle strategie delle piccole e medie imprese. Poi però serve concretezza e strumenti che abilitino questa trasformazione senza assorbire troppe risorse economiche e strategiche.

Questi strumenti esistono e iniziano ad essere portati sul mercato da startup come Ecomate, ad esempio, che propone un tool tecnologico che include una gamma completa di feature per integrare la sostenibilità in qualsiasi azienda, anche micro e startup. Si tratta della prima suite software ESG: ovvero, degli algoritmi di intelligenza artificiale guidano l’utente verso l’assessment della sua aderenza ai criteri ESG. Una volta ottenuto un rating di sostenibilità, lo stesso tool suggerisce le azioni da compiere e le aree da ristrutturare per diventare compliant con la Tassonomia dell’Unione Europea e con la Sfdr. Tutto attraverso informazioni già in possesso dall’azienda, attraverso pochi click da pc e un linguaggio semplice, interfacce friendly, con costi competitivi.

O ancora, Goodpoint, che affianca le aziende nella messa a fuoco del loro impatto sociale e negli interventi strategici di Responsabilità Sociale d’Impresa (CSR), supportandole in maniera personalizzata attraverso consulenze dedicate, progetti sociali, iniziative di welfare aziendale e stakeholder engagement. L’obiettivo di Goodpoint è guidare le imprese nel percorso per ottenere la certificazione B Corp o per acquisire la qualifica di Società Benefit, introdotta in Italia con la legge Finanziaria 2016.

Per poter ottenere tale qualifica giuridica, un’azienda deve fare tre cose: introdurre nello Statuto gli obiettivi in termini di creazione di impatto; nominare un responsabile di impatto; redigere un rapporto annuale di sostenibilità, che contenga la rendicontazione rispetto agli impatti generati perseguendo il bene comune, definisca gli obiettivi futuri e dettagli una valutazione dell’impatto.

È una formalizzazione di fatto di quello che già è la pmi italiana, nella maggior parte dei casi, in cui gli imprenditori hanno ab origine obiettivi di impatto sui territori di riferimento.

Con Doorway vogliamo supportare le startup che fin dalla nascita pongono al centro il loro sviluppo sostenibile, dal punto di vista economico, sociale e ambientale. Siamo convinti che rendere la sostenibilità semplice sia la chiave per trasformare adeguamenti normativi in occasioni di business.

(ANTONELLA GRASSIGLI, cofondatrice di Doorway)

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