
Sono ormai di fatto esaurite le speranze di ritrovare vivi i passeggeri del sottomarino Titan, disperso nell’Oceano Atlantico dallo scorso 18 giugno. Secondo i calcoli, infatti, l’ossigeno a disposizione sarebbe bastato circa fino alle 15 di oggi, anche se vi sono da considerare alcune variabili (meno ci si agita, parla o muove, meno ossigeno si consuma). Ciò che mercoledì aveva riacceso le speranze erano dei rumori di colpi captati ad intervalli regolari di 30 minuti, recepiti da un aereo canadese P-8 coinvolto nella ricerca.
Il sommergibile della Ocean Gate si è immerso nelle acque dell’oceano domenica mattina all’alba, con a bordo cinque passeggeri, intenti a esplorare le rovine del Titanic, i quali per questa esperienza hanno speso 250mila dollari a testa; tra i passeggeri ci sono l’esploratore britannico Hamish Harding, l’uomo d’affari pakistano Shahzada Dawood e il figlio Suleman, l’organizzatore della spedizione Stockton Rush, nonché l’esploratore francese 73enne Paul-Henry Nargeolet. I passeggeri erano al corrente che l’operazione fosse estremamente rischiosa, in quanto, in caso di emergenza (ad esempio, danni al sottomarino che li avrebbe messi in pericolo), le operazioni di salvataggio sarebbero risultate estremamente difficili e decisamente inedite.
Grande 670 centimetri x 280 x 250, il mezzo può raggiungere quattromila metri di profondità e ha un’autonomia di 96 ore. Costruito in fibra di carbonio e titanio, pesa 10.432 chili e può caricare altri 685 chili. I passeggeri possono manovrare il mezzo mediante un controller simile a quello della PlayStation, mentre per osservare ciò che li circonda utilizzano un oblò situato sulla punta del sottomarino.
Riguardo il destino del mezzo e dei suoi passeggeri, l’esperto Alistair Greig, accademico della University College London, ha provato a immaginare possibili scenari per ricostruire che cosa sia successo ai turisti e dunque quale sia il loro possibile destino. Un’ipotesi decisamente poco ottimista prevede che a seguito di un danno allo scafo il sommergibile abbia imbarcato acqua e i passeggeri si troverebbero dunque sul fondo dell’oceano. Un’altra affiora da Eugenio Fraile, ricercatore scientifico presso l’Istituto spagnolo di oceanografia, il quale ritiene che probabilmente, date le forti correnti oceaniche, il mezzo sia stato trascinato in altre zone, il veicolo è infatti dotato di un sistema di controllo in tempo reale dello stato del mezzo e dunque i passeggeri aspetterebbero i soccorsi sulla superficie dell’oceano. Un’ultima ipotesi, forse la più agghiacciante, è che il mezzo si trovi incastrato tra i resti del Titanic, rendendo le operazioni di soccorso relativamente facili, se non fosse per la difficoltà di operare a profondità elevate. È anche possibile che, secondo G. Michael Harris, il quale ha effettuato diverse visite al relitto, il sottomarino sia imploso a circa 3.200 metri (così ha dichiarato a Fox News), inoltre si è detto scettico sulla possibilità che la Marina americana possa fare qualcosa per salvare i cinque passeggeri.
Di fatto non si sa quale sia l’ipotesi migliore per i turisti, di certo nel caso in cui si trovassero vivi bloccati sul fondale marino in assenza di elettricità, si troverebbero al buio, al freddo e stretti con un’unica scatola per i loro bisogni.
La Guardia Costiera americana aveva inizialmente dichiarato che l’ossigeno sarebbe bastato fino alle ore 7:18 (13:18 ora italiana). Alistair Greig e Rob Larter, geofisico marino del British Antarctic Survey, alla domanda su quanto tempo potrebbe volerci per portare il sottomarino in superficie hanno risposto: «Non sappiamo quanto tempo ci vorrebbe ma in uno scenario operativo normale pensiamo ci vogliano circa due ore per scendere in profondità e ancora circa due ore (per risalire)». Da ormai molto tempo a largo dell’isola canadese di Terranova si sta perlustrando un’area grande come la Sicilia con l’ausilio di varie navi e robot, tra quali il Victor 6000, capace di effettuare delicate manovre di taglio e rimozione di detriti.
Quanto sembra più sconcertare l’opinione pubblica è che i passeggeri avessero speso una così ingente somma di denaro per un’operazione che il contratto già dichiarava come estremamente rischiosa data la profondità a cui il mezzo li avrebbe portati, che rendeva pressoché impossibile le operazioni di soccorso. Purtroppo, sebbene le ricerche continuino, non sembra vi sia possibilità che l’ossigeno all’interno del mezzo possa bastare fin dopo le 15 (ora italiana), la speranza di trovare il mezzo inizia a diminuire, mentre l’ipotesi che i passeggeri siano ancora vivi è senza dubbio imporababile.
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