Sapelli, il punto sulle relazioni internazionali

Nataliya Bolboka
29/05/2023
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Sapelli

“Il punto è che non ci sono più relazioni internazionali stabili. L’illusione di molti era che fosse arrivata una centralizzazione armoniosa dei sistemi capitalistici”, così si è espresso, Giulio Sapelli intervistato da Maurizio Stefanini di Libero.

Economista, storico, accademico, ex consulente di Olivetti e componente dei consigli di amministrazione di Eni e di alcuni degli istituti di credito italiani più importanti, Giulio Sapelli, 76 anni, nel 2018 è stato ipotizzato per il ruolo di presidente del Consiglio. Ruolo che, come sappiamo, è poi andato a Giuseppe Conte.

“Nel mio libro avevo previsto che stavamo andando verso una instabilità crescente delle relazioni internazionali”, ha dichiarato a Libero commentando i fragili equilibri contemporanei. Tra la guerra in Ucraina, la crisi del debito negli Stati Uniti, la Cina che minaccia il Taiwan e l’ambiguità politica di Erdogan, appena rieletto in Turchia, il quadro presentato da Sapelli non è dei migliori.

“La Cina si prepara all’invasione di Taiwan, non appena hanno visto che gli americani si ritiravano dall’Afghanistan. I russi non a caso hanno invaso l’Ucraina: da buoni imperialisti come sono sempre stati. E i cinesi hanno capito che era arrivata la volta loro: gli americani si sono ritirati dall’Afghanistan, ma figurati se moriranno per Taiwan! Però i giapponesi non lo vogliono, quindi si riarmano. Il G7 in Giappone è un segnale di guerra: parliamoci chiaro! Vuol dire che lì ci si prepara alla guerra, con l’Europa in posizione subalterna, sotto gli Stati Uniti”, ha dichiarato.

Ricordando l’aggressione dell’Iraq del 2003, “l’Europa aveva avuto la forza tramite la Francia e la Germania di dire agli americani, adesso no”, ora invece “sono tutti integrati nella Nato e vengono distrutti, indeboliti – ha sottolineato. – “Guardiamo i dati sulla recessione tedesca, per le sanzioni imposte alla Russia. Mi pare evidente. La recessione tedesca ha un marchio: il costo dell’energia adesso che non c’è più il petrolio russo. Gli americani non hanno più una classe dirigente, quindi hanno creato una crisi che sta diventando mondiale”. Ad ogni modo, secondo Sapelli, la crisi del debito negli Usa, a rischio default se non si arriva a un accordo tra democratici e repubblicani, non metterà a repentaglio il sostegno all’Ucraina nella guerra contro l’invasore russo. “L’appoggio all’Ucraina è una cosa sostantiva che segna il definitivo assorbimento dell’Europa nel complesso militare industriale statunitense. Sono finite le illusioni dei tedeschi, attraverso il rapporto privilegiato con la Cina, e dei francesi, attraverso il loro impero africano, di essere autonomi dagli Stati Uniti. L’anglosfera diventa il dominio mondiale. Siamo una base militare Usa – ha dichiarato Sapelli. Per poi aggiungere – “Per carità, meno male. Poteva anche andarci peggio, e diventare una base militare russa”.

Nataliya Bolboka