Ricercatori italiani, stipendi bassi e scarse prospettive

Nataliya Bolboka
30/03/2023
Tempo di lettura: 2 minuti
Back View Of A Senior Professor Talking On A Class To Large Group Of Students.

I ricercatori italiani guadagnano meno rispetto agli altri paesi europei e le prospettive future non sembrano evidenziare alcun cambiamento.
A rivelarlo è un’analisi condotta dalla University of California-Berkeley, che nei giorni scorsi ha pubblicato un paper sull’attrattività dei sistemi universitari europei, riportata dal Sole 24 Ore.

Commissionato dalla Conferenza dei rettori delle università (Crui), lo studio confronta la remunerazione, la possibilità di carriera e la percezione del lavoro di quattro paesi europei: Italia, Francia, Germania e Regno Unito, che “rappresentano i più grandi mercati di lavoro nel mondo accademico europeo”.

L’immagine che fotografa le università italiane è tutt’altro che positiva. Rispetto alla remunerazione, è emerso che in Italia i ricercatori all’inizio della propria carriera percepiscono oltre un terzo in meno rispetto ai colleghi francesi, la metà rispetto ai tedeschi e addirittura il 74 per cento in meno rispetto agli inglesi.

Allo stesso tempo gli atenei italiani sono gli unici a non poter negoziare la remunerazione in fase di assunzione e non prevedono che si possa adeguare la paga in base alle opportunità offerte dal mercato o alle differenze territoriali. Come se non bastasse al contrario degli altri paesi, le università in Italia non prevedono esplicitamente alcun programma che porti talenti stranieri e i giovani ricercatori sono sempre meno.

Negli ultimi dieci anni, infatti, il personale accademico si è ridotto del 3 per cento. Gli under 40 sono diminuiti addirittura del 28 per cento. Al contrario, negli altri paesi la crescita del personale è stata sostenuta proprio dalle assunzioni di giovani. In Inghilterra il numero di ricercatori al di sotto dei 40 anni è cresciuto del 3 per cento, mentre in Germania è aumentato del 7 per cento. Ciò ha conseguenze dirette anche sull’età media dei docenti che in Italia è di 52 anni per un professore associato, mentre è di 47 anni in Germania, 46 in Francia e 43 nel Regno Unito.

In base alla ricerca l’Italia risulta senza alcun dubbio la peggiore in termini di attrattività del sistema accademico. D’altronde non stupisce. Risale, infatti, a poche settimane fa il bando di un ministero con cui si ricercavano a titolo gratuito “15 esperti ad elevata specializzazione per un incarico a tempo pieno” e con una validità di 18 mesi di impiego. Dopo l’indignazione generale l’avviso è stato prontamente ritirato, giustificato con un errore nella stesura del testo, ma la questione ha fatto parlare a lungo e in molti hanno accusato la pubblica amministrazione di sfruttare il lavoro qualificato.  

Nataliya Bolboka