Putin va preso sul serio?

Domenico Mamone
22/05/2025
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È paradossale pretendere che chi ha scatenato il conflitto in Ucraina oggi sia disponibile ad una pace “disarmata e disarmante”, per citare il pontefice. Cioè che vada oltre l’assenza dello scontro, ma garantisca coesistenze riconciliative e il rispetto dei diritti individuali e sociali, compresa la dignità di ogni individuo. Persino Trump si sta rendendo conto che Putin va preso sul serio.

Una notizia decisamente preoccupante è quella dell’esercito russo che sta ammassando truppe ed armi al confine con la Finlandia, cioè questa volta a ridosso di un Paese entrato da due anni nella Nato.

Un’emittente svedese, la Svt, qualche giorno fa ha mostrato un documento, fornito dai satelliti della Plaanet Labs, che rende testimonianza di una serie di azioni militari da parte dell’esercito russo: a Kamenka, a sessanta chilometri dal confine finlandese, da febbraio sono state installate tende militari in grado di ospitare circa duemila soldati: a Petrozavodsk, a circa 160 chilometri dal confine, sono stati costruiti tre grandi magazzini destinati allo stoccaggio di un massimo di 50 veicoli blindati; più a nord sono stati riattivati aeroporti dove sono stati collocati alcuni elicotteri.

Davvero c’è da preoccuparsi per questo accumulo di truppe lungo un confine, analogamente a quanto è successo – sottovalutato da molti analisti – con il confine ucraino prima dell’invasione del febbraio 2022? È soltanto un’esibizione muscolare o c’è di più, da parte dei russi?

La notizia s’inserisce nella preoccupante fase di riarmo europeo: se è vero che la sicurezza è un caposaldo della democrazia, è altrettanto vero che inquieta costruire, in Europa, un futuro pieno di armi e di eserciti pronti a guerreggiare contro la minaccia che arriverebbe da Mosca. Tanto più che l’aumento al 5 per cento del Pil delle spese militari, come richiesto da Trump, garantirebbe sì arsenali pieni, ma ospedali sempre più ridotti a sanità d’emergenza di tipo bellico. Inoltre saremmo davvero disponibili a sacrificare i nostri ragazzi europei nel combattere contro il colosso russo?

Certamente Putin resta una minaccia. Abbiamo visto come il vertice in Turchia, voluto proprio dall’uomo di Mosca, abbia quasi del tutto ridimensionato il carico di aspettative per i colloqui di pace tra ucraini e russi. Del resto non è chiaro perché Putin, che ha provocato il conflitto e sta conquistando territori in Ucraina, dovrebbe ora – lo ripetiamo – richiedere o accettare la pace.

In Italia, le opposizioni sembrano non trovare migliori argomenti delle partecipazioni o meno della premier Giorgia Meloni alle riunioni – non proprio spensierate e festose – della cosiddetta “coalizione dei volenterosi”, composta da Macron, Merz, Starmer e dal premier polacco Donald Tusk, oltre che da Zelensky. Ma l’Europa dei 27, praticamente assente sul piano diplomatico in questi oltre tre anni di conflitto, può davvero essere rappresentata dai tre Paesi più bellicisti, con la Polonia che investe già il 5 per cento del Pil in sicurezza, anche perché confinante con la Russia e da rapporti storici non proprio di amicizia con l’ex Paese sovietico, la Germania che per favorire il riarmo ha approvato lo scorso 18 marzo con ben 513 deputati (cioè oltre i due terzi necessari per modificare le regole costituzionali) un piano di oltre mille miliardi in dieci anni e Macron che avrebbe già voluto inviare truppe europee in Ucraina?

Domenico Mamone