Incomincio con l’invasione russa in Ucraina il 24 febbraio 2022. Sino ad allora ammiravo Putin come politico e come statista. L’evento bellico mi colse impreparato e i successivi sviluppi, con un’aggressione che si è rivolta principalmente contro la popolazione di quel paese, mi sconcertarono.
Cercai, per prima cosa, di trovare una spiegazione logica ben sapendo che Putin non era uno sprovveduto. Pensai a quanto mi disse un giornalista ucraino che conobbi all’indomani della caduta del muro di Berlino del 9 novembre 1989. Riteneva che la decisione non fosse stata presa per un collasso del sistema politico dell’Urss ma per una mossa calcolata. Vedrai, mi disse, che si riprenderanno, prima o poi, tutti i territori che hanno lasciato e con gli interessi. Ora, dopo 35 anni, gli scenari geo-politici stanno mutando velocemente. E l’occasione, si dice, fa l’uomo ladro.
Gli Stati Uniti hanno perso il loro carisma sulla scena mondiale. La lotta politica di questi giorni per le prossime presidenziali l’hanno ridotta ad “un’anatra zoppa”. A questo punto è indifferente se vince Kamala Harris o Trump. Se la prima ottiene la maggioranza, ma di poco, Trump sarà in grado di scatenare una guerra civile accusando la rivale di brogli elettorali. E dati i precedenti le premesse ci sono tutte. Se vince Trump l’Europa comunitaria sarà, da subito, in balia di un Trump che lascerà, per sua stessa ammissione, campo libero a Putin in Europa. Se quest’ultima dovesse resistere c’è l’esempio dell’Ucraina ridotta, in due anni, in macerie. E lo scenario è tanto più realistico in quanto la Nato vive oggi soprattutto con il supporto militare ed economico degli Stati Uniti.
E a proposito d’Europa c’è di più da dire e lo ha sottolineato lo stesso Draghi nella sua recente relazione. Le riforme sono possibili ma non percorribili finché l’Europa comunitaria si trova “abbarbicata” nelle sue identità sovraniste che la Treccani definisce come la “Posizione politica che propugna la difesa o la riconquista della sovranità nazionale.” Così ci ritroveremo prima o poi come “vassalli della Federazione russa” – che tra l’altro è in procinto di un riarmo che prevede l’arruolamento di oltre un milione e mezzo di russi – probabilmente nell’intento di scoraggiare i più ricalcitranti in Europa e altrove verso le sue mire territoriali. E la Cina? Sicuramente avrà l’opportunità, con la leadership incontrastata di Xi Jinping, di assurgere al ruolo di potenza mondiale dominante e di ridurre gli USA a servus servorum Dei. E l’Europa tutta inchinerà il capo al nuovo padrone per non turbare il buon accordo o la tranquillità: quanti rospi si devono inghiottire, pro bono pacis!
(Riccardo Alfonso, direttore del Centro Studi Politici ed economici della Fidest)