Presentato a Roma il Rapporto immigrazione e imprenditoria 2022

Nataliya Bolboka
17/03/2023
Tempo di lettura: 2 minuti
20230316 152328

Ieri presso lo spazio espositivo Esperienza Europa, la presentazione del Rapporto immigrazione e imprenditoria 2022, curato dal Centro studi e ricerche IDOS e da CNA, Confederazione nazionale dell’artigianato e della piccola e media impresa.

Il dossier offre una panoramica sull’iniziativa autonomo-imprenditoriale dei cittadini immigrati in Italia, a livello comunitario, nazionale e regionale.

In base ai dati dell’Eurostat, nell’Unione europea vi sono oltre 1,7 milioni di lavoratori autonomi, che corrispondono all’11 per cento degli stranieri in Ue, peraltro in continua crescita. Negli ultimi 20 anni il numero è triplicato, evidenziando una dinamica in controtendenza rispetto agli imprenditori nativi che dal 2010 sono in costante diminuzione. Le crisi degli ultimi decenni, a partire da quella del 2008, a quella pandemica, fino ad arrivare alla crisi dovuta alla guerra hanno infatti bloccato l’imprenditorialità dei nativi, ma non quella degli stranieri che, seppur rallentata, continua la sua crescita.

In Italia nel 2021 erano oltre 642 mila le imprese “immigrate”, ovvero registrate da stranieri presso le Camere di Commercio, pari al 10,6 per cento del totale delle imprese attive nel Paese. Marocchini (12,9 per cento del totale), romeni (11 per cento) e cinesi (10,7 per cento) da soli, rappresentano oltre un terzo di tutti i titolari di imprese individuali nati all’estero.  

L’imprenditorialità immigrata è in massima parte un fenomeno “endogeno” che parte dall’iniziativa “dal basso” di immigrati già stabiliti da tempo in Italia, con un crescente protagonismo delle imprese a guida femminile (più 48,1 per cento in dieci anni).

Il 75 per cento delle imprese “immigrate” si trovano nell’Italia settentrionale, una su cinque in Lombardia e una su sette nel Lazio. I settori di riferimento sono principalmente quello commerciale (32,9 per cento) ed edilizio (23,5 per cento),  e sono caratterizzati da una forte specializzazione etnica. Per esempio il commercio assorbe il 67,3 per cento degli imprenditori marocchini e il 64,1 per cento dei bangladesi, mentre tra le aziende a conduzione romena sei su dieci appartengono al comparto edilizio.

Il dossier vuole essere non solo un’analisi della situazione attuale, ma soprattutto un utile strumento per favorire l’imprenditorialità immigrata, rimuovere gli ostacoli e supportare il potenziale di innovazione degli stranieri in Italia.

Nataliya Bolboka