Moderna, entro il 2030 avremo i vaccini contro il cancro

Nataliya Bolboka
11/04/2023
Tempo di lettura: 3 minuti
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Entro il 2030 potremmo avere i vaccini contro cancro, malattie cardiovascolari e autoimmuni. Ad annunciarlo è stato lo chief medical officer di Moderna in un’intervista al Guardian.

Quattro mesi fa Moderna e MSD avevano diffuso alcuni dati preliminari su un vaccino contro il melanoma a mRna, metodo già utilizzato per i vaccini anti-Covid. A febbraio la Fda americana ha concesso loro la cosiddetta breaktrough therapy, la procedura accelerata di approvazione e adesso la società farmaceutica statunitense sembra davvero fiduciosa.

La pandemia e la necessità di trovare una cura il prima possibile hanno permesso di accelerare notevolmente i tempi della ricerca scientifica, tanto che in soli 12-18 mesi sono stati raggiunti risultati pari a 15 anni di studi. Inoltre, i vaccini con tecnologia basata sul mRna utilizzati contro il virus inizialmente sono nati proprio come possibile rimedio contro il cancro.

Questo tipo di vaccini comunque non serviranno a prevenire il tumore, ma saranno terapeutici. L’obiettivo è quello di “insegnare” al sistema immunitario come riconoscere virus, batteri e cellule tumorali in modo da combatterle. Inoltre, si tratta di un vaccino personalizzato il cui funzionamento a grandi linee è il seguente: attraverso la biopsia vengono identificate le mutazioni delle cellule tumorali che non sono presenti in quelle sane. Sulla base di queste informazioni viene creata una molecola di Rna messaggero con le istruzioni necessarie a produrre gli antigeni che attivano la risposta immunitaria. L’mRna viene iniettato, quindi si traduce in parti di proteine identiche a quelle che si trovano sulle cellule tumorali così che gli anticorpi possano attaccarle e distruggerle.

Oltre all’identificazione della mutazione, il problema principale di questa metodologia è la risposta immunitaria, che non è assolutamente scontata. Proprio per tale motivo i vaccini basati sul mRna vengono comunque combinati con immunoterapie, così da riattivare il sistema immunitario.

Intervista dalla Repubblica Luigia Pace, direttrice del laboratorio di immunoregolazione Armenise-Harvard, IIGM, IRCCS Ospedale di Candiolo ha riferito: “Nel momento in cui è scoppiata la pandemia, la tedesca BioNTech stava già lavorando da tempo a un vaccino terapeutico proprio contro il melanoma, e proprio combinato con l’immunoterapia. Di fatto, quindi, quando ha siglato la partnership con Pfizer per sviluppare il vaccino a mRNA contro Covid-19, faceva ricerca per un vaccino contro i tumori. In realtà sono molti i laboratori che, contemporaneamente, stavano allora – e stanno adesso – portando avanti sperimentazioni in tutto il mondo, Italia compresa, e ci sono anche molti colossi a parte Moderna. Per esempio sono in corso trial per un vaccino a m-Rna contro il cancro della prostata negli Usa”.

“Non si arriverà a una soluzione definitiva contro il cancro e in questo momento non sarebbe giusto dare false speranze, ma il grande sforzo e gli investimenti che si stanno facendo promettono di dare grandi risultati. Sicuramente, avremo sempre più studi clinici sui vaccini contro il cancro e altre patologie, anche nel nostro Paese”, ha concluso l’immunologa.

Nataliya Bolboka