Mestieri tecnici: solo un giovane su cinque ne è attratto

Giampiero Castellotti
13/12/2022
Tempo di lettura: 6 minuti
Saldatore

I maschi puntano più su elettronica e digitale, le ragazze sui settori alimentare e chimico-farmaceutico. Ma i mestieri tecnico-pratici non ricevono troppe attenzione da parte delle nuove generazioni. Soltanto per il 6% degli studenti delle superiori questi mestieri sono, in prospettiva, la prima scelta per il futuro. Il 13% li valuterebbe in cambio di una formazione adeguata. Tra le motivazioni che li spingono verso questi percorsi, oltre quattro su dieci indicano soprattutto la passione e le inclinazioni personali, mentre uno su sei guarda principalmente alla rapida occupabilità. Ma il gender gap si fa sentire anche in questo àmbito.

È questo il quadro, in linea di massima, che emerge da una ricerca condotta da Skuola.net insieme ad Amplia Infrastructures, società del Gruppo Autostrade per l’Italia. Su un campione di 2.600 studenti delle scuole superiori, solo un futuro diplomato su cinque si dice pronto a valutare una delle tante strade che il mercato del lavoro mette a disposizione in questo ambito.

Ma quali sono le motivazioni che spingono verso le professioni pratiche? Per quattro su dieci si tratta quasi di uno sbocco naturale: di questi, il 26% lo farebbe per soddisfare una passione personale, il 15% per sfruttare l’attitudine a svolgere attività più concrete. Molti altri, però, con un atteggiamento pragmatico, si lascerebbero convincere da aspetti differenti: il 15% per avere maggiori chance di trovare un lavoro in tempi rapidi, l’11% per il tipo di curriculum richiesto (con meno teoria e più pratica), il 10% per i guadagni.

Al contrario, quelli che si tengono alla larga da questi ambiti sono per la maggior parte “distratti” da altri percorsi che li stuzzicano decisamente di più: tra loro, la pensa così oltre un terzo (38%). Circa un quarto (27%), invece, sente di non avere le capacità manuali minime per affrontare una sfida del genere. Pochissimi sono “spaventati” da un’ipotetica scarsa retribuzione (7%), dalla pericolosità di queste attività o dagli sforzi fisici che richiedono (6%) oppure dall’idea che siano poco considerate a livello sociale (6%). 

Per fortuna, quindi, i pregiudizi che hanno avvolto i mestieri tecnico-pratici per troppo tempo, oggi si stanno attenuando. A prescindere dalla voglia di candidarsi o meno, infatti, la maggior parte dei ragazzi ha, in astratto, un’immagine positiva di tali lavori. Oltre 1 giovane su 2, ad esempio, pensa che non siano affatto sottopagati ma che invece abbiano stipendi medi, in linea con tante altre attività. Circa 1 su 6 ritiene che possano essere altamente retribuiti. Allo stesso modo, quasi tutti sono convinti che le stesse professioni consentano di conciliare facilmente lavoro e vita privata, il cosiddetto work-life balance: per 2 su 3 si muovono con le stesse dinamiche della generalità delle occupazioni, per 1 su 5 lasciano più tempo libero di molte altre attività. Un dato, quest’ultimo, da non sottovalutare, visto che per le nuove generazioni il work-life balance è uno degli aspetti più importanti che un’occupazione deve garantire, insieme alla sicurezza sul lavoro e al livello stipendiale.

Qualcosa, dunque, si muove? In parte. Per chiudere il cerchio resta un grande tema da risolvere: il gender gap. Analizzando nel dettaglio le scelte dei futuri diplomati, infatti, ci si accorge che a lanciare la volata al gruppo dei sostenitori dei mestieri tecnico-pratici sono soprattutto i maschi, mentre le femmine si avvicinano ancora con eccessivi timori a questi percorsi. Parlano i numeri: tra i ragazzi la quota dei favorevoli sale al 26%, oltre 1 su 4; tra le ragazze ci si ferma al 17%, leggermente sotto la media. E, tra le studentesse che li scartano, quasi un terzo (30%) lo fa perché non li ritiene adatti alle proprie capacità. 

Differenze di genere che, inoltre, esistono anche nella scelta dei campi di specializzazione preferiti. Ma che rimangono comunque limitate. I maschi propendono in massa per l’ambito digitale elettronico (30%), le femmine sembrano nettamente più orientate per i settori chimico, farmaceutico, alimentare (21%). Per il resto, i due universi si assomigliano: i ragazzi, come alternative, indicano – col 16% dei consensi – l’industria dei trasporti (automobilistica, aeronautica, ferroviaria) oppure i servizi alberghieri e della ristorazione (al 9%); le ragazze piazzano al secondo posto, a pari merito, proprio quest’ultimo ambito (ristorazione e alberghi) e l’industria elettronica e digitale (entrambi ottengono il 12% dei voti). A seguire, per entrambi i generi, settori importanti nell’economia del nostro paese come l’industria manifatturiera, quella delle costruzioni e l’artigianato.   

”Le impressioni che riceviamo dai giovani sono incoraggianti ma ci ricordano quale continui a essere la grande sfida che caratterizza il lavoro oggi: c’è bisogno che le competenze tornino un punto di contatto solido tra i percorsi di formazione e il mondo del lavoro stesso. Solo così ciascuno potrà orientarsi, libero da preconcetti, perseguendo le strade che lo appassionano e impostando il proprio know-how per realizzarsi come persona e come professionista. Amplia Academy mira a ripartire proprio dalle competenze per essere una porta di ingresso, sempre aperta, per accedere al mondo del lavoro. Siamo certi che questa possa essere la strada per offrire ai giovani l’occasione che meritano: mostriamo loro che entrare in Amplia Infrastructures è far parte di una realtà che coniuga le caratteristiche della grande azienda ad un clima familiare e collaborativo. E significa soprattutto contribuire direttamente a cambiare il volto del Paese. In pochi mesi, già oltre 100 giovani (di cui 20 donne) sono stati formati per tanti ruoli diversi. Di questi, 72 collaborano già con noi ed entro la fine dell’anno prevediamo di poter fare ulteriori inserimenti – commenta così gli esiti dell’indagine Sergio Spinelli, direttore Human Capital & Organization di Amplia Infrastructures.

“Dalla famiglia che non riesce a trovare un idraulico all’azienda che non trova gli operai specializzati: è esperienza comune oggi incontrare difficoltà nel reperire professionisti qualificati in alcuni mestieri tecnico-pratici. Bisogna perciò lavorare con urgenza sulla filiera dell’orientamento e soprattutto sulla pubblica opinione, colpevole di aver alimentato pregiudizi su questo tipo di professioni, al punto che in alcune regioni italiane gli iscritti al primo anno dei percorsi liceali supera il 60 o addirittura il 70% del totale, con la prospettiva successiva di un percorso accademico post diploma, che spesso non si riesce nemmeno a concludere, ingrossando così la coorte dei NEET, ovvero quei giovani che non studiano e non lavorano – così Daniele Grassucci, direttore di Skuola.net.

Giampiero Castellotti