Mestieri a rischio: quasi 300 mila artigiani in meno in dieci anni

Vanessa Pompili
28/03/2023
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Negli ultimi dieci anni sono quasi 300 mila gli artigiani che hanno chiuso la propria attività. E con loro il rischio sempre maggiore della scomparsa definitiva di alcuni mestieri. Delle 103 province monitorate in questo ultimo decennio in merito alla riduzione del numero degli artigiani, quella che detiene la maglia nera è Lucca, con un -25,4 per cento pari a -4.945 unità.

A lanciare l’allarme è la CGIA di Mestre che individua una serie di cause delle tante saracinesche abbassate. Per l’Ufficio Studi della CGIA sono il caro affitti, le tasse, l’insufficiente ricambio generazionale, la contrazione del volume d’affari provocato dalla storica concorrenza della grande distribuzione e, da qualche anno, anche dal commercio elettronico, a pesare sul calo del numero degli artigiani.

Guardando nel dettaglio i numeri, sono ben 281.925 le unità cessate in dieci anni. Colpito soprattutto l’artigianato tradizionale con tanti mestieri che rischiano l’estinzione. Sono:

• autoriparatori (verniciatori, battilamiera, meccanici, etc.);

• calzolai;

• corniciai;

• fabbri;

• falegnami;

• fotografi;

• impagliatori;

• lattonieri;

• lavasecco;

• materassai;

• orafi;

• orologiai;

• pellettieri;

• restauratori;

• ricamatrici;

• riparatori di elettrodomestici;

• sarti;

• stuccatori;

• tappezzieri;

• tipografi;

• vetrai

In espansione invece quei settori artigiani delle aree appartenenti al benessere e all’informatica. Nel primo si continua a registrare un forte aumento di acconciatori, estetisti, massaggiatori e tatuatori. Nel secondo, invece, sono in salita i sistemisti, gli addetti al web marketing, i video maker e gli esperti in social media.

“Purtroppo – constatano dalla CGIA di Mestre – la crescita di queste attività è insufficiente a compensare il numero delle chiusure presenti nell’artigianato storico, con il risultato che la platea degli artigiani è in costante diminuzione”.

Osservando le province, le più colpite dal calo della figura artigianale troviamo Rovigo (-2.187 pari a una variazione del -22,2 per cento), Massa Carrara (-1.840 pari a -23 per cento), Teramo (-2.989 pari a -24,7 per cento), Vercelli (-1.734 pari a -24,9 per cento) e Lucca (-4.945 pari a -25,4 per cento). Delle 103 province considerate, solo Napoli ha registrato una variazione positiva (+58 pari al +0,2 per cento).

Vanessa Pompili