Mary Quant, i piccoli passi dell’emancipazione femminile

Leonardo Mamone
17/04/2023
Tempo di lettura: 4 minuti
Buenos Aires 1967
Ragazze in minigonna a Buenos Aires nel 1967

Lo scorso 13 aprile nella città inglese di Surrey è morta a 93 anni Barbara Mary Quant, conosciuta come l’inventrice di uno dei capi – la minigonna – che ha marcato la moda femminile e la società soprattutto degli anni Sessanta.

La paternità di quest’abito è in realtà oggetto di dibattito. Alcuni critici sostengono che sia stato il designer francese André Courrèges ad inventarla. Altri reputano che sia stata invenzione di Helen Rose, seppure non come abito da indossare, ma come costume di scena.

In realtà la stessa Mary Quant ha affermato: “Né io, né Courrèges, abbiamo avuto l’idea della minigonna. È stata la strada ad inventarla”, riferendosi al fatto che fossero proprio le sue clienti a chiedere abiti sempre più corti.

La vita di questa donna è stata anticonformista quanto il suo nuovo capo d’abbigliamento.

Mary era nata a Blackheath, un sobborgo di Londra, da due professori gallesi della London University. All’età di 16 anni ha deciso di lasciare il suo luogo di nascita per dirigersi verso Londra, dove avrebbe vissuto una vita dallo stile non convenzionale. Qui ha conosciuto Alexander Plunket Greene, appartenente ad una nobile famiglia inglese, anch’egli amante della libertà e delle stravaganze; grazie ad una somma di denaro da lui ereditata i due sono riusciti a comprare una casa per avere maggiore stabilità nella città. Hanno deciso in seguito di aprire un ristorante nel loro seminterrato, mentre al primo piano dell’edificio nel 1955 hanno aperto la boutique Bazaar, che ha avuto un successo immediato tra i giovani di uno dei Paesi più conformisti d’Europa.

Katty Line E Adriano Celentano
La cantante Katty Line in minigonna insieme ad Adriano Celentano

La fama è aumentata quando la curiosità ha iniziato ad attirare gente del mondo del cinema e dell’arte. Quant ha deciso, dunque, di aprire un altro negozio a Knightsbridge. A coronare la sua bravura è stata la Regina Elisabetta II, che, nel 1966, le ha conferito l’onorificenza di Cavaliere della Corona Britannica.

Il negozio è diventato presto punto di riferimento per la moda londinese delle ragazze che non volevano “vestire come le loro madri”: Mary le ha accontentate con abiti decisamente rivoluzionari.

Tra le “stiliste rivoluzionarie” trova posto anche Coco Chanel (1883-1971), che ha letteralmente stravolto la moda, liberando le donne dagli abiti lunghi e ingombranti del 1800, eliminando il doloroso corsetto e, anche lei, accorciando le gonne, adattando i suoi vestiti ad un’epoca di cambiamento per il genere femminile, che ha visto donne sportive che lavorano e che soprattutto chiedevano più diritti e uguaglianza. Tra i suoi capi più famosi vi è le Petite Robe Noire, ossia il tubino nero, conosciuto oggi come uno de capi femminili più pratico e diffuso.

Al di là degli abiti in sé, è da considerarsi importante l’analisi del cambiamento dei tempi che ha visto come simbolo proprio la moda, dunque la presentazione della propria persona.

Utilizzare una gonna più corta non è diventato, dunque, segno di volgarità, bensì simbolo della ribellione contro l’idea del corpo femminile come oggetto o tabù.

Se da un lato oggi vediamo realtà lontane dalla nostra, come quella di alcuni Paesi, quali l’Afghanistan, dove circa due mesi fa il governo ha emanato un decreto che vieta alle donne afgane di lavorare per organizzazioni non governative, facendo sì che molte donne e bambini sono tagliati fuori dagli aiuti umanitari, non dobbiamo dimenticare situazioni molto più vicine ancora da migliorare.

Gli articoli 3, 4, 29 e 117 della Costituzione attestano l’uguaglianza giuridica tra uomo e donna anche all’interno del contesto coniugale, ma la realtà vede queste ultime svantaggiate, soprattutto in ambito lavorativo; le donne occupate con figli che vivono in coppia sono solo il 53,5%, contro l’83,5% degli uomini a pari condizioni. Possiamo però in conclusione ricordare che l’Unione europea è un contesto privilegiato per una sana competizione in materia, che incentiva infatti la piena uguaglianza di genere e che l’Italia stessa dal dopoguerra ha fatto notevoli passi avanti nell’emancipazione femminile.

FONTI
https://www.altaroma.it/it/blog-it/la-minigonna-un-trend-intramontabile-che-ha-fatto-la-
storia/
https://www.ilsole24ore.com/art/l-italia-sta-lasciando-indietro-donne-AD4t44NB
https://www.savethechildren.it/blog-notizie/afghanistan-le-donne-tagliate-fuori-dagli-aiuti
https://www.google.it/url?sa=t&rct=j&q=&esrc=s&source=web&cd=&ved=2ahUKEwjdxY
Ozq6_-
AhXdg_0HHdp1DIkQmhN6BAhLEAI&url=https%3A%2F%2Fit.wikipedia.org%2Fwiki%2FMary_Quant&usg=AOvVaw1y-6L9pxa7mreeZ5PlJhdO

Leonardo Mamone