“Made in Italy Summit”: la resilienza delle imprese tra sostenibilità e innovazione

Nataliya Bolboka
07/10/2022
Tempo di lettura: 4 minuti

Sostenibilità e innovazione come fattore competitivo delle imprese italiane è questo il tema della seconda giornata del Made in Italy Summit, che si inserisce all’interno del percorso Made in Italy: Driving Innovation, Sustainability and Resilience, nato dalla partnership tra Il Sole 24 Ore, Financial Times e Sky TG24.

La seconda giornata ha visto come primo ospite Neil Shearing, Group Chief Economist Capital Economics, che ha parlato di “crisi profonda ma non prolungata”. Attualmente ci troviamo di fronte a un periodo di recessione globale che preoccupa non poco. Tuttavia, se per uscire dalla recessione conseguente alla crisi finanziaria del 2007-2008 ci è voluto molto tempo, la situazione odierna è molto diversa.

Secondo alcuni esperti, infatti, le diverse congiunzioni geopolitiche hanno dato vita a una crisi profonda e generalizzata che interessa numerosi settori, ma che dovrebbe avere meno ripercussioni e quindi concludersi più in fretta. Questo sempre che la guerra russo-ucraina finisca in tempi rapidi.

In quel caso, già dall’inizio del prossimo anno, le macroconseguenze economiche della guerra dovrebbero migliorare e l’inflazione diminuire. Quel che è certo è che la politica fiscale sarà un tema fondamentale per il prossimo governo.

D’altronde l’Italia è sempre stata tra i paesi più monitorati, che preoccupano non poco gli investitori. Sotto diversi aspetti sembra seguire la Grecia. Il deficit di bilancio è sempre un tema estremamente delicato e l’economia fa fatica crescere. Se a ciò aggiungiamo il difficile momento storico è evidente che la situazione italiana generi, se non altro, apprensione.

Allo stesso tempo l’Italia è un paese fatto di imprese dalla grande flessibilità e resilienza, che stupiscono sempre per la capacità di far fronte anche ai periodi più bui. In tal senso l’industria manifatturiera costituisce un esempio estremamente virtuoso. La sua ripresa dopo la pandemia ha scioccato tutti.

I periodi di crisi, infatti, non rappresentano solo delle difficoltà ma costituiscono anche delle opportunità e, come affermato da Roberto Giovannini, partner KPMG, Head of Consumer & Industrial Markets, le aziende italiane devono sfruttare questo periodo di turbolenze per recuperare quota.

I cittadini stessi tendono a sottovalutare le potenzialità dell’Italia che, al contrario, è molto apprezzata all’estero.

Bernabò Bocca, presidente di Federalberghi, ha riportato “Arriviamo da una stagione estiva positiva, dovuto all’afflusso di turismo straniero, per esempio dagli Usa. Eravamo preoccupati da mancanza turismo russo e cinese, ma gli americani ci hanno privilegiato e sono venuti in grossa quantità. Questa è la spiegazione del perché il Pil sia superiore a quella degli altri paesi europei: la crescita del Pil è dovuta soprattutto al turismo”.

Anche i dati dell’export così come le ricerche sui consumatori, dimostrano il grande valore del Made in Italy, apprezzato ed amato da tanti stranieri. Risorsa che le imprese italiane devono sfruttare. Per farlo, e per essere competitivi sul mercato, sono fondamentali due aspetti: digitalizzazione e sostenibilità.

Per quanto riguarda la prima, la pandemia ne ha dimostrato chiaramente l’importanza. Senza tecnologia non saremmo sopravvissuti ai lunghi mesi di lockdown e smartworking. Allo stesso tempo, come ha sottolineato Guido Saracco, Rettore del Politecnico di Torino, l’ampia veicolazione del virus è da imputare anche agli attuali livelli di innovazione tecnologica. Quest’ultima, infatti, porta con sé numerosi problemi etici, che necessitano di una regolamentazione multidisciplinare.

La necessità di stabilire delle regole interessa anche la sostenibilità. Se da un lato, infatti, è un aspetto che genera sempre più interesse e cui i consumatori stessi fanno attenzione, dall’altro ad oggi non esistono dei criteri univoci che indicano cosa si intende con questo concetto.

La sostenibilità, infatti, non è solo ambientale, ma anche sociale ed economica. Lo sanno bene le aziende del Made in Italy. Radicate sul territorio da anni rappresentano spesso delle eccellenze non solo nel prodotto finito, ma nell’interesse verso la comunità e il territorio in cui si trovano, creando rapporti virtuosi che fanno bene a economia e paese.

Il sistema moda italiano, per esempio, con filiera completa costituisce un unicum a livello europeo. Da qui l’importanza della partecipazione delle aziende italiane nel definire le regole, sottolinea Ercole Botto Poala, presidente Confindustria Moda.

Nataliya Bolboka