Lotta allo spreco alimentare: a rischio clima, sicurezza alimentare e agroalimentare

Vanessa Pompili
30/09/2022
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Nel 2021, in tempi lontani dalla crisi energetica e dalla guerra russo ucraina, è aumentato il numero di persone colpite dalla fame. Sono 828 milioni, circa 46 milioni in più rispetto al 2020 e ben 150 milioni se si considera anche il 2019. Questi i dati scoraggianti emersi dall’ultimo rapporto della Fao su The State of Food Security and Nutrition in the World, presentato in un evento virtuale e globale organizzato a Roma dall’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO) e dal Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (UNEP) in occasione della Giornata internazionale di sensibilizzazione contro lo spreco alimentare.

Secondo la Fao circa il 14 per cento del cibo mondiale (del valore di 400 miliardi di dollari all’anno) viene perso dopo essere stato raccolto e prima che raggiunga i negozi; mentre il rapporto Unep sull’indice dei rifiuti alimentari mostra che un ulteriore 17 per cento finisce nella spazzatura interessando i rivenditori, i ristoratori e le famiglie. Da stime Fao, il cibo perso e sprecato potrebbe sfamare ogni anno 1,26 miliardi di persone senza cibo

Vengono individuate alcune motivazioni che portano alla perdita e spreco di cibo.

I prodotti freschi che si discostano da ciò che è considerato ottimale, anche per forma, dimensioni e colore, vengono spesso rimossi dalla filiera durante le operazioni di cernita.

Gli alimenti che si avvicinano, raggiungono o superano la data “da consumarsi preferibilmente entro” vengono spesso scartati da rivenditori e consumatori.

Grandi quantità di cibo commestibile sano sono spesso inutilizzate e poi scartate dalle cucine domestiche e dai ristoranti.

Nell’evento di Roma anche i messaggi di Papa Francesco e del vicesegretario generale delle Nazioni Unite Amina J. Mohammed, nonché un discorso programmatico del ministro danese dell’Agricoltura Rasmus Prehn.

Esperti da tutto il mondo hanno preso parte alla tavola rotonda “Generare benefici climatici per le persone e il pianeta attraverso la perdita di cibo e la riduzione degli sprechi”.

Durante l’incontro è stato lanciato un chiaro invito all’azione per gli enti pubblici e privati ​​di tutto il sistema agroalimentare ad agire ora per misurare e ridurre lo spreco alimentare e modificare il comportamento dei consumatori.

“Ciò richiede lo sviluppo e l’attuazione di strategie, politiche e partnership nazionali progettate per accelerare l’azione per ridurre la perdita e lo spreco di cibo. Anche le parti interessate a tutti i livelli hanno un ruolo chiave da svolgere. Questi includono la comunità agricola, gli attori lungo la filiera alimentare, la ricerca e il mondo accademico, così come ciascuno di noi come consumatore”, ha affermato Qu Dongyu, direttore generale dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura.

“Ognuno di noi spreca in media 74 chilogrammi di cibo all’anno, nei paesi a reddito medio e in quelli ad alto reddito – ha sottolineato Inger Andersen, direttore esecutivo dell’Unep. “Dimezzare lo spreco alimentare e ridurre la perdita di cibo è una parte importante degli sforzi per affrontare l’urgente crisi climatica e alimentare”.

Il cibo può essere una risorsa. Applicando pratiche circolari, ad esempio, il cibo scartato può essere convertito in compost o utilizzato per produrre biogas, evitando così emissioni nocive di metano.

Rilevante anche l’impatto climatico derivante dallo spreco alimentare. La perdita di cibo rappresenta l’8-10 per cento delle emissioni globali di gas serra, contribuendo ad un clima instabile ed a eventi meteorologici estremi come siccità e inondazioni. Questi cambiamenti hanno un impatto negativo sui raccolti, riducono potenzialmente la qualità nutrizionale delle colture e causano interruzioni della catena di approvvigionamento.

Proprio per questo la Fao e l’Unep lanciano un appello: “Affrontare il problema dello spreco alimentare rappresenta una tripla opportunità di vittoria – per il clima, per la sicurezza alimentare, nonché per la sostenibilità dei nostri sistemi agroalimentari – e non può essere messa in secondo piano in un momento di crescente fame e aumento dei prezzi del cibo”.

Alla fine sono proprio le piccole azioni che tutti noi compiamo – o non compiamo ogni giorno – a fare la differenza.

Vanessa Pompili