“L’impresa” di Rigivan, il mito mediatico delle Paraolimpiadi

Redazione
03/09/2024
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Rigivan

La simpatia condita dall’accento romanesco e da una risata personalissima, un po’ come un film con Alberto Sordi o Vittorio Gassman. Rigivan Ganeshamoorthy, primo oro dell’atletica azzurra alle Paralimpiadi (tre record del mondo nel lancio del disco: 25.48 metri, 25.80 e poi 27.06), ha rilasciato un’intervista che è diventata virale. Romano di Dragona, origini dello Sri Lanka, 25 anni, dal 2017 in carrozzina a causa della sindrome di Guillain-Barré, con un tubicino nelle narici per l’ossigenoterapia, costituisce un esempio per come non si è scoraggiato ma ha saputo affrontare la vita a testa alta. Senza retorica, è la dimostrazione che la volontà può oltrepassare qualsiasi ostacolo.

Nel corso dell’intervista davanti alle telecamere della Rai ha sparato «Che devo dì’?», ha stilato una lunga lista di ringraziamenti in cui ha incluso pure il suo X Municipio della Capitale, ha detto che «la medaglia al collo pesa» e ha concluso, con autoironia e una risata, che l’ambiente parigino gli piace «ma ci sono troppi disabili».

Ora i giornali gli dedicano grande spazio, lo chiamano “braccio d’oro”, anche perché soltanto qualche settimana fa ai campionati italiani a Brescia in due giorni ha ottenuto il record del mondo del giavellotto, la miglior prestazione mondiale stagionale nel disco e ha mancato il record del mondo del peso per un solo centimetro. Insomma, un fenomeno. E pensare che prima della malattia era un sedentario, mai fatto sport. Poi nel corso della riabilitazione presso l’ospedale “Santa Lucia” di Roma ha conosciuto il basket in carrozzina, il nuoto paralimpico e grazie ad un meccanico che ha visto quella straordinaria forza muscolare, ha cominciato a misurarsi con queste specialità in un campo di pannocchie dell’azienda agricola Corsetti vicino casa.

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