Leone Contini, quando arte e antropologia si incontrano

Nataliya Bolboka
29/03/2023
Tempo di lettura: 3 minuti
31 Contini Produzione Propria 2022

Leone Contini, nato a Firenze nel 1976, è un antropologo e artista che unisce la creatività a conoscenze botaniche ed etnografiche. Nel corso della sua carriera artistica ha tenuto numerose mostre ed interventi in Italia, a Roma presso il Museo delle Civiltà, al Pav e alla Fondazione Sandretto di Torino, al Mudec di Milano, ma anche all’estero al Centre Pompidou di Parigi, al Savvy contemporary di Berlino, al Delfina Foundation di Londra, al Kunstraum di Monaco e al Khoj di Nuova Delhi.

Laureato in filosofia e antropologia culturale all’Università di Siena, la sua formazione influenza profondamente le sue opere che comprendono narrazioni testuali e audio-visuali, installazioni, lecture-performances, interventi laboratoriali e azioni collettive.

Parte della sua ricerca viene condotta negli ambienti rurali, in particolare della Toscana, in cui analizza come i conflitti interculturali contribuiscano a ridisegnare questi luoghi. Il tutto da un punto di vista antropologico. Questo è il tema di Produzione propria, opera presentata per la prima volta nel 2022 al Match Gallery di Lubiana, in occasione della mostra monografica Constructed landscapes. Si tratta di un’installazione di macerie, cassette della frutta, pagine di giornale, cloud testuale e un’immagine di archivio che rappresenta uno stand ortofrutticolo.

Attraverso quest’opera, Contini indaga il rapporto tra l’idea egemonica di un autentico paesaggio toscano e il pregiudizio nei confronti delle coltivazioni di migranti cinesi. Questi due concetti sono rappresentati dalla gigantografia di una foto scattata nel 1931, durante la IV Mostra regionale di ortofrutticoltura, davanti lo stand della ditta Magni nella piazza di Prato, e da cronache locali che riportano titoli come “Terre pericolose”, “Cavoli nostri” e “Sporcizia, degrado e roghi negli orti cinesi”.

L’installazione fa riflettere sulla narrazione intrisa di pregiudizio che viene fatta delle coltivazioni di Prato in mano ai migranti cinesi. Orti che a volte sono abusivi, ma per lo più legali, dove frutta e ortaggi che si trovano comodamente nei supermercati, importati quotidianamente dall’estero, vengono descritti come mutanti o a rischio genetico. Termini che incrementano ancora di più i preconcetti, dando una visione distorta della realtà.

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Produzione propria è attualmente presente all’esposizione Terra animata. Visioni tra arte e natura in Italia (1964-2023), promossa da Roma Culture e Azienda Speciale Palaexpo, visitabile dal 30 marzo al 27 agosto presso il Mattatoio di Roma.

La mostra, curata da Paola Bonani e Francesca Rachele Oppedisano, raccoglie alcuni tra gli esempi più significativi di artisti contemporanei che hanno lavorato sulle relazioni esistenti tra arte, creatività, estetica e i territori naturali che l’uomo abita.

La selezione incentrata su artisti italiani copre un arco cronologico che va dagli anni Sessanta ai giorni nostri, un periodo caratterizzato da grandi cambiamenti nella percezione del rapporto tra natura ed essere umano, cambiamenti a cui le arti visive hanno contribuito aprendo nuovi scenari e fondando nuove consapevolezze.

Nataliya Bolboka